"Pistoia è la città di Marino Marini". Sette associazioni alzano la voce

E intanto oggi pomeriggio via al flash mob davanti alle porte chiuse da quattro anni del museo di Corso Fedi

"Pistoia è la città di Marino Marini". Sette associazioni alzano la voce

"Pistoia è la città di Marino Marini". Sette associazioni alzano la voce

Un legame talmente forte, insito e naturale che non serve un vincolo a formalizzarlo. Perché innegabilmente Pistoia è "la città di Marino", lo dice la storia, lo dice l’immagine che la stessa Pistoia offre di sé all’esterno proprio grazie all’artista. Ad alzare la voce sull’affare Marini oggi anche sette realtà culturali e associative locali (Società Pistoiese di Storia Patria, Associazione Storia e Città, Centro Italiano di Studi di Storia e d’Arte, Istituto Storico della Resistenza, Touring Club Italiano-Club di territorio di Pistoia, Fondazione Valore Lavoro e Legambiente Circolo di Pistoia), che in una lettera congiunta promettono di: "Compiere ogni azione che possa risultare utile a scongiurare la grave perdita che la città si appresta a subire, non meno dannosa per la nostra cultura che per la rilevanza nazionale e internazionale del nome stesso di Pistoia". Proprio oggi, lo ricordiamo, la città è chiamata a rispondere all’appello del Comitato “Nessuno tocchi Marino“, presieduto da Marco Leporatti, che rinnova l’invito a prendere parte al flash mob delle ore 17, davanti alle porte chiuse del museo Marini, in Corso Fedi. L’inziativa si intitola "Pistoia sveglia".

Saranno letti testi di Egle Marini, e sarà allestito un plastico con la figura del maestro il cui ovale potrà essere rimosso per inserirci, ogni volta, la faccia di un partecipante. Per metterci la faccia, insomma.

Ma in ballo c’è molto di più, coi probabili sviluppi giudiziari della vicenda e il previsto trasloco, proprio nel mese di ottobre, di alcune delle opere del maestro che potrebbero passare dal complesso del Tau al Museo di San Pancrazio a Firenze per volontà della Fondazione Marini. E proprio in ragione di tanto movimento, ecco il formalizzarsi di una posizione a sostegno del fronte pistoiese in questa difficile battaglia. "Consistendo la nostra funzione nel conservare la memoria collettiva della nostra città – esordisce il documento – sentiamo l’obbligo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su alcune evidenze inconfutabili. Le opere di Marino fino a oggi a Pistoia, sua città natale, vi sono giunte per una volontà esplicita tanto dell’artista quanto, dopo la morte, della moglie. Mantenerne la collocazione originaria significa anzitutto difendere le intenzioni dei donatori. Tale collocazione è divenuta oggi parte integrante del patrimonio culturale cittadino e della stessa identità pistoiese.

"Generazioni di giovani – si legge ancora – hanno scoperto le arti figurative del Novecento visitando con i loro insegnanti il Museo Marino Marini o passando di fronte al “Miracolo“ nell’atrio del palazzo di Giano; mentre il profilo stesso di Marino, immortalato dalle celebri fotografie di Aurelio Amendola, è divenuto parte integrante della percezione che ogni pistoiese si porta dentro della propria città. Si tratta di un lascito indisponibile per la nostra cittadinanza, che chiede di essere riconosciuto e tutelato come un valore in sé, indipendentemente da qualsiasi vincolo legale o amministrativo.

"Questa stretta compenetrazione tra Marino e Pistoia ha poi funzionato anche come un formidabile elemento connotativo della città verso l’esterno, come accadde con la mostra “Marino Marini, passioni visive“ realizzata nell’anno di Pistoia Capitale italiana della cultura. Fu grazie al nome del maestro che Pistoia riuscì ad accedere a una serie di circuiti internazionali per essa ben difficilmente attingibili per altre vie. La questione del Museo Marini – si legge infine – chiama i pistoiesi a uno scatto di consapevolezza e di orgoglio".

l.m.