"All'ex Ceppo un centro per 70 pazienti"/VIDEO

L'annuncio di Celesti: "Ristrutturare e adeguare il padiglione ex Cassa di Risparmio. La metà dei posti letto pronti entro l'estate"

Anna Maria Celesti, vicesindaco (Acerboni/FotoCastellani)

Anna Maria Celesti, vicesindaco (Acerboni/FotoCastellani)

Pistoia, 20 maggio 2020 - Rivedere e rivalutare alcuni aspetti della nostra sanità. È il pensiero principale che emerge in seguito alla gestione dell’emergenza coranavirus. Ne abbiamo parlato con la vicesindaco Annamaria Celesti che ci ha illustrato quale dovrebbe essere il nuovo approccio verso le situazioni di assistenza al malato e ai pazienti. Un piano strutturato in quattro punti essenziali: cure intermedie, primo soccorso, assistenza domiciliare e cura delle fragilità. Il governo attraverso le regioni ha stabilito dei fondi per posti letto di cure intermedie, come anche per implementare l’assistenza territoriale e presso il domicilio. Logicamente la sua attuazione in termini di tempi e regole è sempre vincolata all’andamento del virus.

“Gli ospedali che fino all'inizio della pandemia erano impostati per le cure acute - ha spiegato AnnaMaria Celesti - hanno dimostrato grosse difficoltà logistiche, così come il numero dei posti letto delle terapie intensive che si sono rivelati non adeguati ad un grosso afflusso di pazienti, è solo grazie alle capacità professionali e umane di tutto il personale sanitario è stato possibile arginare e superare almeno fino ad oggi la situazione. E anche grazie a una compensazione con cure intermedie. Le nuove previsioni stimano la necessità di passare da 600 a 1700 posti regionali di cure intermedie, quindi anche il nostro territorio si organizzerà in merito”.

L’ospedale era infatti in affaticamento finché il presidio di San Marcello e il reparto allestito in via della Crocetta non lo hanno aiutato. “Ad esempio al momento in San Lorenzo sono ancora ospitate otto persone e quando la fase emergenziale sarà superata ritroverà una sua collocazione sempre in ambito di servizi sanitari- ha spiegato Celesti che ha speso parole di riconoscenza e auspicio anche per l’ospedale di San Marcello - il presidio della montagna ha dato esempio di professionalità a 360 gradi e di capacità strutturale dimostrando di essere determinate, il che significa che a pieno titolo è dentro la rete ospedaliera ora e quindi come tale dovrà rimanere anche finito questo momento, sia come una struttura ospedaliera riorganizzata secondo esigenze non solo del territorio ma anche della stessa rete provinciale. Il che significa in sintesi essere un ospedale a pieno titolo”.

Proprio in previsione di rendere stabile ed efficiente il sistema la direzione scelta è quella di provvedere alla ristrutturazione e all’adeguamento del padiglione cassa di risparmio all’interno dell’ex ospedale del Ceppo per renderlo in grado di ospitare circa settanta pazienti. La scelta di questa struttura è data dal fatto che sarebbe pressoché già pronta e necessiterebbe solo di alcuni interventi logistici e impiantistici. “Entro la fine dell’estate almeno la metà dei posti letto che sono stati previsti potrebbero essere pronti - prevede Celesti - questo servirebbe non solo per compensare l’emergenza covid, se ancora in corso, ma anche a dare continuità assistenziale della quale parliamo da decenni”. L’apertura delle cure intermedie potrebbe avere un ulteriore sviluppo: dare vita anche a un punto di primo soccorso con specialisti e diagnostica adeguata. La speranza è anche quella di portare ad un utilizzo essenziale e consapevole del pronto soccorso, riportandolo a quella che è la sua funzione originale: gestire le emergenze sanitarie. I cittadini potranno recarsi per le altre esigenze quindi verso il padiglione di primo soccorso. Un paziente che non è in emergenza troverà personale specialistico e la strumentazione per avere risposta al suo bisogno di salute senza dover andar a utilizzare ed affollare in modo inappropriato il pronto soccorso.

Cure intermedie e primo soccorso contribuiranno alla continuità assistenziale tra ospedale e territorio. Proprio sul territorio la richiesta è quella di implementare le risorse umane con infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali e tutti quegli operatori dei quali si necessita per prendersi cura dei pazienti presso le loro abitazioni rendendo più forte e concreta l’assistenza domiciliare. L’ultimo capitolo del piano, ma non per importanza, riguarda la cura delle fragilità. La presa in carico della persona soprattutto in età avanzata non potrà avvenire solo per le patologie croniche che la accompagnano ma occorre una approccio di tipo sociale, avendo cura delle fragilità legate al loro vissuto. Questo deve portare ad una revisione del sistema che gestisce la non autosufficienza, la disabilita e la demenza con l’obbiettivo di incrementare sempre di più i centri diurni e l’assistenza domiciliare. Tutto questo per permettere alle persone con difficoltà fisiche o mentali, di vivere all’interno dello loro nucleo familiare.