Omicidio Massimiliano Matteoni, nuova pista: potrebbe esserci un complice

Buggiano, l'assassino forse aiutato da qualcuno. Ascoltate altre persone. E resta il giallo del tamponamento del furgone

Il luogo dell'accoltellamento. Nel riquadro la vittima

Il luogo dell'accoltellamento. Nel riquadro la vittima

Buggiano (Pistoia), 15 dicembre 2022 - ​Potrebbe non aver agito da solo l’omicida di Massimiliano Matteoni. Un agguato, quello di cui il 54enne meccanico è rimasto vittima, forse pianificato dal figlio Simone, 30 anni, reo confesso, insieme a un complice, qualcuno di fidato che avrebbe condiviso con lui il peso di un fatto così grave.

E’ una pista che non escludono i carabinieri del comando provinciale di Pistoia e dei colleghi della stazione di Montecatini che in queste ore stanno ascoltando altre persone, nell’ambito di un’inchiesta che presenta ancora molti lati oscuri. E già da ieri mattina, i militari sono tornati sulla scena del crimine, per effettuare nuovi sopralluoghi.

Nel parcheggio della discoteca Don Carlos di Chiesina Uzzanese, dove sarebbe avvenuta l’aggressione fatale, a colpi di coltello, e poi nei boschi, impervi, di Cessana, tra i rovi e le sterpaglie che per alcune ore sono state il giaciglio del corpo ormai senza vita di Matteoni, da tutti conosciuto come "Max, il meccanico volante", per la sua professione portata a domicilio, e raccontata con video e foto anche sui social, una vetrina per i suoi clienti, tra la Valdinievole e Altopascio, dove era andato a vivere con la sua nuova compagna, nella frazione di Spianate.

Mancherebbe ancora l’arma del delitto, uno dei due coltelli da cucina utilizzati dall’assassino. Uno di essi, infatti, sarebbe stato rinvenuto poco dopo la confessione di Simone Matteoni, che ha guidato i militari sui luoghi dei fatti, e in particolare nei boschi di Cessana.

Tutti gli oggetti repertati sia nel parcheggio che nei boschi dove era stato lasciato il cadavere sono stati inviati dai miliari al reparto Racis, il Comando Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, di Roma.

L’aggressione nel parcheggio di Chiesina Uzzanese è avvenuta prima che la discoteca aprisse e in un punto buio, poco distante da fiume Pescia, e poco visibile dalla strada. Un luogo, però, che la vittima e il suo presunto aggressore, il figlio Simone, conoscevano bene e che avrebbero usato per darsi appuntamento già altre volte.

"Ti devo parlare babbo". Sarebbero bastate queste parole a Simone Matteoni per convincere il padre Massimiliano a raggiungerlo in quel posto domenica sera. Ma cosa sia successo all’arrivo nel parcheggio è ancora difficile da capire. Un particolare su tutti: il furgone nuovo della vittima (che aveva inaugurato nel viaggio in Trentino con la sua nuova compagna da cui era tornato quella stessa sera) presentava i segni di un tamponamento. Chi lo avrebbe provocato? Di sicuro ci sono le tracce di sangue trovate sull’auto del figlio della vittima. Simone Matteoni, che poco prima delle 23 di domenica si è presentato nella caserma dei carabinieri di Montecatini per confessare l’omicidio del padre, è piantonato da lunedì mattina nell’ospedale di Pistoia. L’interrogatorio di garanzia è fissato per questa mattina.

Martina Vacca