"Museo Smi, si riscattino i mutui". O sarà venduto come capannone

Martedì la chiusura delle esposizioni e poi lo smantellamento delle collezioni entro le festività di Natale. Il direttore Iori: "Abbiamo chiesto di spostare le rate, ma era già stato ceduto. Ora intervenga la politica".

"Museo Smi, si riscattino i mutui". O sarà venduto come capannone
"Museo Smi, si riscattino i mutui". O sarà venduto come capannone

Potrebbe essere dopodomani, martedì 10 ottobre, l’ultimo giorno di apertura del Museo delle gallerie Smi. Se non verrà individuata una soluzione, che però non pare semplicissima, la struttura potrebbe chiudere definitivamente i battenti con lo smantellamento delle collezioni esposte entro le festività natalizie. Quale possa essere l’esito della vendita di un immobile con destinazione museale sembra difficile da interpretare, soprattutto se completamente vuoto e legato da una serie di servitù di passo, che probabilmente ne limitano il libero utilizzo. Diverso sarebbe se fosse classificato come capannone industriale. La vicende prende le mosse, come spiega l’architetto Iori che del museo è il direttore, dalla richiesta di spostare il pagamento di alcune rate di un mutuo, cosa che è stata accordata a molte persone trovatesi in difficoltà a causa delle restrizioni covid.

Lo spostamento in avanti delle rate è stato accordato automaticamente in base a una legge dello stato, una delle banche creditrici però, prosegue il dettagliato racconto di Iori, nel frattempo lo aveva ceduto e non è stata in grado di recuperarlo per avviare la procedura dilatoria. A questo punto rimane solo la possibilità di saldare rapidamente l’intero importo, altrimenti il fabbricato che ospita il museo e un centinaio di metri di gallerie andranno all’asta. L’offerta di chiudere la questione di 170mila euro "a saldo e stralcio" è stata rifiutata. Rimangono le possibilità di aprire un crown funding e raccogliere i denari attraverso i sostenitori che vorranno mettere a disposizione anche una piccola cifra, oppure un auspicato intervento della politica, per far si che il territorio non perda un museo che viaggia a una media superiore ai 7000 biglietti annui ed è in grado di farsi le spese, e che funge da attrattore turistico rilevante. A entrambi gli schieramenti presenti al Consiglio comunale di Pistoia è stato chiesto di presentare una mozione d’urgenza che affronti l’argomento. Iori però lamenta che dalle amministrazioni, sia Comune di San Marcello Piteglio, che dalla Provincia e dalla Regione, l’unico segno di vita sono state le bollette, per il resto non c’è stato nemmeno un accenno di dialogo, ormai necessario a stretto giro, se non si vuole chiudere il museo. Non solo, andrebbero alle ortiche anche 100mila euro provenienti da un bando Gal, vinto recentemente e che servirebbero a riqualificare il museo stesso. Anche Kme si è manifestata preoccupata per la sorte di una collezione in deposito nel museo.

Andrea Nannini