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Montale resta in crisi. Sos zona industriale: "C’è il rischio chiusure. Servono subito ristori"

Sopralluogo del sindaco Betti e di Bettazzi (Cna) nel cuore del disastro "Prioritaria la messa in sicurezza dell’argine dell’Agna: servono 40 milioni. L’area è quasi pulita: rimosse quarantamila tonnellate di fango e rifiuti".

Montale resta in crisi. Sos zona industriale: "C’è il rischio chiusure. Servono subito ristori"

Le aziende della zona industriale di Montale colpite dall’alluvione chiedono ristori in tempi brevi e la messa in sicurezza dell’argine dell’Agna. Della situazione dopo tre mesi dall’alluvione abbiamo parlato, proprio nel cuore della zona industriale, col sindaco di Montale Ferdinando Betti e con il presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi. L’area è stata ripulita quasi totalmente dal fango e dai rifiuti. "Sono state portate via circa 40mila tonnellate di materiale tra terra e rifiuti – afferma il sindaco Betti –, perché qui c’è stato un vero tsunami; sono in corso i lavori nel letto del fiume Agna, è stata regimata la fuoriuscita di acqua dall’argine a cura del nostro Comune; rimangono da ripulire 34 ettari di terreni tra la zona industriale e quelle più a sud. E dovrà essere messo in sicurezza l’argine dell’Agna, un’opera che dovrà essere prioritaria tra quelle della ricostruzione che avrà un costo intorno ai 40milioni di euro".

La maggior parte delle aziende investite dalla marea di fango e detriti il 2 e il 4 novembre hanno ripreso l’attività, con enormi sforzi personali ed economici, ma ce ne sono alcune, tre o quattro su trenta, che rischiano di non riaprire se non avranno un sostegno economico immediato. Tre o quattro aziende, pari a oltre il 10 per cento di quelle della zona, vuol dire almeno cinquanta dipendenti e le loro famiglie a rischio. "La ripresa dipende anche dalla tipologia dell’azienda – spiega Bettazzi – e anche dalla sua situazione dal punto di vista delle risorse. Per esempio una ditta meccanica che ha macchinari costosi e delicatissimi è più difficile che si riprenda. Per questo – insiste con forza Bettazzi – occorre che i ristori arrivino presto e anche che arrivino non in modo indifferenziato ma tenendo conto delle situazioni specifiche delle singole aziende, perché per alcune un sostegno immediato potrebbe essere l’unico modo per non chiudere. Se una ditta – continua il presidente di Cna – ha subito un milione e mezzo di danni e non ha le risorse per ripartire, perché magari ha già impegni rilevanti con le banche, potrebbe essere rimessa in moto intanto da un aiuto da 300mila euro, che gli permetta di riordinare certe macchine. Il fattore tempo è cruciale".

Un altro caso è quello di una tessitura che ha già speso 190mila euro solo per ripulire capannone e telai e che necessita di un risarcimento per riprendersi subito. Anche le aziende che hanno ripreso sono fortemente indebolite e necessitano di risorse altrimenti potrebbero vacillare nei prossimi mesi. "Faccio un appello – conclude il sindaco Betti – affinchè i danni materiali siano risarciti, le aziende si aspettano questo innanzitutto dallo stato data l’entità dei danni e dalla regione". Difficile stimare i danni totali della zona ma ci si avvicina ai venti milioni.

Giacomo Bini