Montale, imprese in crisi. Mancano i ristori. E la messa in sicurezza

È stata tamponata l’emergenza, ma la situazione resta critica . E solo una ventina di famiglie su cento ha ricevuto dalla Regione fino a 3mila euro. .

A cinque mesi dall’alluvione del 2 novembre nella zona industriale e nelle aree residenziali più colpite è stata tamponata l’emergenza, ma la situazione resta critica perché non è partita la fase due, quella dei ristori e della messa in sicurezza. Dei ristori non è arrivato nulla alle imprese e poche famiglie, una ventina su cento, ha ricevuto il bonifico della Regione fino a 3mila euro. L’argine dell’Agna è stato ricostruito (foto sotto a destra) nel tratto che si è rotto il 2 novembre ed è stato dragato il letto del fiume, ma ancora non c’è il progetto per la messa in sicurezza di tutto l’argine e le imprese e le famiglie hanno paura ogni volta che c’è un’allerta e mettono le paratie alle porte di casa. Alcune famiglie non sono ancora tornate nelle loro case e una parte delle aziende non ha ripreso la produzione. La strada principale della zona industriale, via Guido Rossa, è ancora chiusa al traffico veicolare anche se viene percorsa dai veicoli delle aziende. Sono in corso lavori per la sistemazione del cordolo laterale e il ripristino dei lampioni dell’illuminazione.

Le strade traverse, quelle che innervano la zona industriale sono ancora del tutto dissestate anche perché sono di proprietà condominiale, cioè non sono comunali, ma del condominio che riunisce venticinque aziende della zona. Ma le imprese sono stremate dai danni subiti e non possono accollarsi l’ingente spesa della sistemazione delle loro strade. E’ stato portato via il fango venuto dall’Agna (40mila tonnellate) e la massa dei rifiuti (10mila tonnellate), restano ancora le carcasse dei camion e dei veicoli alluvionati. C’è poi il grave problema della polvere, di cui sono ricoperte tutte le strade e che rappresenta un’insidia per le produzioni tessili perché la polvere inceppa i macchinari e rovina i prodotti. Ci vorrebbe una radicale ripulitura dell’intera area, con mezzi idonei. Le aziende hanno dovuto sopportare, oltre alla distruzione dei prodotti, delle materie prime e dei macchinari, anche le forti spese per ripulire i capannoni. Dallo Stato e dalla Regione non hanno ricevuto un euro, neanche i 20mila euro promessi nei primi giorni dopo l’evento, una cifra ridicola considerando i milioni di danni sopportati, ma non è arrivata nemmeno quella. Gravissima poi la situazione dei terreni ancora ricoperti di uno spesso strato di rifiuti e di fango probabilmente contaminato dalle sostanze provenienti dalle imprese. Tra i terreni da ripulire anche quelli di una storica e importante azienda vivaistica importante, La Gheri Vivai, che è stata devastata dall’alluvione. Finora è stato detto che non si poteva intervenire sui terreni perché nel fango si sprofonda e bisogna aspettare che asciughi. Intanto le famiglie ricevono bollette salate, sono sospese fino al 2 maggio ma dopo dovranno essere pagate e la gente teme di non farcela. E ci sono i lavori da fare in casa, le pareti emettono ancora umidità, ci vorrà tempo perché asciughino e poi vanno scrostate e rintonacate. Ma le famiglie hanno già preso finanziamenti per ricomprare i mobili distrutti. E i bonifici della Regione, fino a 3mila euro, avevano iniziato ad arrivare, ma poi si è bloccato tutto.

Giacomo Bini