Suore benedettine consacrate monache di clausura, la cerimonia in cattedrale

La prima e l'ultima apparizione in pubblico di suor Melanie e suor Giovanna / FOTO Melanie e Giovanna scelgono la clausura

La consacrazione di due monache di clausura (foto Quartieri)

La consacrazione di due monache di clausura (foto Quartieri)

Pistoia, 13 luglio 2014 - C’ERA un sottile confine, con il mondo esterno. Non c’è più. Era quel filo bianco che si intravedeva sul velo. Ora quel velo è tutto nero e suor Melanie e suor Giovanna, entrambe originarie del Congo, sono due monache di clausura dell’ordine di San Benedetto. La loro prima, e ultima, apparizione in pubblico, prima di rientrare definitivamente nel monastero di Santa Maria degli Angeli, in vicolo San Michele, a Pistoia, è stata venerdì 11 luglio, in Cattedrale, dove l’abate Ildebrando Scicolone le ha consacrate. La cerimonia, la prima del genere nella storia del Duomo di Pistoia, è stata solenne così come i numerosi fedeli se l’aspettavano, e molti si sono asciugati gli occhi quando le due suore si sono prostrate davanti all’altare. E così sono rimaste, a lungo, mentre si compiva il momento più alto della celebrazione, il sigillo della loro rinuncia, della scelta di un’altra vita.

IN UNA Cattedrale dove tutto il mondo era rappresentato, l’Europa, l’Africa, l’America, l’abate Ildebrando, professore, scrittore e liturgista, ha ricordato il primo insegnamento di San Benedetto: il valore principale è l’Uomo. Lui c’era nel 1964, quando Papa Paolo VI riconsacrò l’abbazia di Montecassino, proclamando il santo patrono d’Europa. «San Benedetto — ha detto l’abate dall’altare — dopo millecinquecento anni è ancora maestro e legislatore di vita. Noi non siamo fatti per la terra, è per questo che voi — rivolto alle due monache — avete lasciato tutto per correre con il cuore libero e ardente verso il Signore. Una scelta saggia. Controcorrente. Tutti cercano le famose tre “s”: soldi, successo, sesso. Voi rinunciate a tutto questo e cercate altre “s”: sapienza, santità. Volete fare della vostra vita un puro sacrificio. Promettere è facile — ha concluso l’abate Ildebrando — per mantenere occorre l’aiuto di Dio». Loro hanno promesso «in perpetuo», e quando si sono rialzate da terra hanno firmato la pergamena con i loro voti e l’hanno deposta sull’altare. Hanno ricevuto l’anello con il crocifisso, il velo nero e la cocolla benedettina. E’ la veste per pregare, che con le braccia aperte prende la forma di una croce. E come due spose, infine, sono state incoronate.