
La chiesa di Vicofaro, foto d’archivio
Inizia questa mattina, in Tribunale, davanti al giudice monocratico Paolo Fontana, il processo a carico di Kanyi Muhammed, nato in Gambia nel 1999, accusato di violenza privata ai danni di una donna di circa ottnat’anni. I fatti risalgono a settembre del 2023 e sarebbero avvenuti nei pressi della parrocchia di Vicofaro, luogo al centro, negli ultimi anni, di numerose tensioni sociali. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, l’imputato, all’epoca dei fatti domiciliato nella struttura ecclesiastica diretta da don Massimo Biancalani, avrebbe aggredito verbalmente e fisicamente l’anziana, impedendole, con toni violenti, di transitare in un passaggio pubblico che costeggia l’abitazione della donna. A detta della vittima, Muhammed le avrebbe sbarrato il cammino e avrebbe pronunciato frasi minacciose del tipo: "Qui non ci devi passare… questa è zona nostra… se ripassi ti faccio la foto e la mando a chi dico io". Il tutto accompagnato da gesti violenti, con l’uomo che avrebbe anche alzato le mani, dando l’impressione concreta di voler colpire la donna. In una seconda occasione, Muhammed avrebbe sbarrato il passaggio in questione persino con una sedia. L’anziana, scossa dai fatti e impaurita aveva presentato denuncia pochi giorni dopo l’accaduto, fornendo una testimonianza dettagliata che ha portato all’avvio delle indagini e infine alla citazione in giudizio di Muhammed. Non è chiaro se oggi Kanyi Muhammed, difeso d’ufficio dall’avvocato Federico Puggelli del foro di Pistoia, sarà presente in aula. Il caso riporta l’attenzione sull’annosa questione della convivenza tra residenti e migranti ospitati nella parrocchia di Vicofaro, realtà che da anni divide l’opinione pubblica tra chi la vede come simbolo di accoglienza e chi la considera un focolaio di problematiche irrisolte.
Michela Monti