"Massaggi, defibrillatore e poi 118. Abbiamo fatto di tutto per salvarlo"

Parla Quattrocchi, il calciatore-infermiere che ha coordinato le prime operazioni di soccorso in campo "Difficile mantenere il sangue freddo con un amico a terra, ma nessuno di noi si è tirato indietro...".

"Ho coordinato la parte iniziale, ma tutti i ragazzi si sono dati da fare. Ciascuno a modo suo". Giacomo Quattrocchi, presidente e portiere del Pistoia San Marco, rifiuta l’etichetta di "eroe", preferendo piuttosto l’immagine di un’"azione corale" orchestrata da tutti i giocatori. Come se fosse stata una partita di calcio, anche se in palio c’era in questo caso c’era la vita di un uomo di 36 anni. A guidare tuttavia le operazioni di soccorso al compagno di squadra accasciatosi a terra è però stato proprio Quattrocchi, visto che nella vita fa l’infermiere: pistoiese nato a Bagno a Ripoli, classe 1984, ha lavorato in alcuni ospedali della provincia di Firenze, prima di intraprendere la libera professione. E quando due sere fa, l’amico è crollato al suolo durante gli esercizi di riscaldamento che il gruppo stava svolgendo all’Edy Morandi, ha preso in mano la situazione in attesa dell’arrivo dei sanitari.

"A dispetto del mio lavoro, dico che quando succede ad un amico è davvero difficile mantenere il sangue freddo – ha commentato, a tal proposito – la dinamica è stata decisamente anomala: io gli davo le spalle mentre l’allenatore stava parlando, poi ho sentito pronunciare il suo nome. Quando mi sono girato, d’istinto, ho visto che era caduto all’indietro". E pur in preda allo shock, nessun giocatore si è fatto prendere dal panico, mettendosi a disposizione. Massimo Rosi, nuovo membro del consiglio di amministrazione, ha ad esempio chiamato il 118, mentre Luca Calistri ed Andrea Cadeddu sono corsi a prendere il defibrillatore che si trovava nello spogliatoio dell’arbitro. Nel frattempo Quattrocchi, il capitano Francesco Torracchi, il vice-allenatore Andrea Terrazzano e a Davide Struppa non hanno perso di vista nemmeno per un secondo il trentaseienne, al quale è stato praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca.

"Sembrava quasi in preda ad una crisi epilettica, digrignava i denti – ha ricordato il presidente – lo abbiamo messo su un fianco, stendendogli la testa per liberare le vie respiratorie. Non nascondo però la preoccupazione, quando ci siamo accorti che il polso stava cedendo". A quel punto però, i compagni avevano già portato il defibrillatore. "Dopo una prima scarica abbiamo ripreso il massaggio cardiaco e lui era tornato cosciente, anche se era diventato cianotico in volto – ha proseguito Quattrocchi – dopo la seconda, non c’è fortunatamente stato bisogno di una terza. E in quel momento è arrivata l’ambulanza con il medico a bordo". L’uomo è quindi stato trasportato all’ospedale San Jacopo, dove si trova ancora ricoverato. Gli esami ai quali si sta sottoponendo serviranno anche per individuare le cause di questo malore che lo ha colpito: più che un infarto, come era stato paventato inizialmente, secondo la dottoressa intervenuta potrebbe essersi trattato di un’aritmia.

"Pur nella tragedia, la fortuna è stata che in quel momento lui non fosse da solo. Non voglio nemmeno immaginare come sarebbe andata a finire, in quel caso – ha concluso Quattrocchi – da sanitario, ho sentito un peso morale maggiore. Direi però che la comunicazione fra noi è stata fondamentale, al pari dei corsi di primo soccorso che alcuni compagni hanno frequentato e che a mio avviso possono davvero fare la differenza. Ma tutti i ragazzi sono stati eccezionali. E a questo punto, ci auguriamo di rivedere al più presto il nostro amico".

Giovanni Fiorentino