Marino, ritorno al Tau. Ripartono i computer. Quattro aperture a luglio. La marcia di Ruberto

Il commissario nominato dal prefetto fa il punto a sei mesi dal suo incarico "Oltre il catalogo abbiamo trovato ventuno opere in più del Maestro".

La marcia verso la ricostruzione è iniziata e in sei mesi ha dato i suoi visibili frutti. A luglio sarà possibile tornare a Palazzo del Tau, anche se in modo parziale. E poi la novità: dai primi di maggio, riapriranno gli uffici amministrativi. Di poltrone ‘scomode’ il prefetto a riposo Raffaele Ruberto ne ha sedute probabilmente parecchie e quella della Fondazione Marini, di cui è commissario dall’ottobre 2023, è di certo una di quelle per quel clima di guerra che ne è scaturito: conti in disordine, organi ‘congelati’ nelle loro attività e una generale immobilità il cui caro prezzo lo ha pagato più di tutti la figura dell’artista. Ma se c’è qualcosa che traspare dall’approccio del commissario, oltre alla professionalità, è la determinazione, insieme all’ottimismo. Il tutto spinto da una grande passione, quella per l’arte che gli è propria: "Pistoia? Una città piacevole e stimolante. Come anche l’incarico ricevuto. Per me un onore, non solo il disimpegno di una funzione".

In che situazione ha trovato la Fondazione? "Svuotata. Un ente inattivo, un palazzo chiuso, nessun dipendente. Quel che in questi mesi siamo riusciti a fare è stato ottenere l’agibilità degli uffici. Siamo potuti quindi rientrare e lo faremo ufficialmente nei primi giorni di maggio, quando riaccenderemo i computer. Ci sono attività che occorre svolgere dall’interno".

Come si compone la sua squadra? "Ci sono due storici dell’arte, uno dall’Università di Siena l’altro dalla Bicocca. Seguono le attività del comitato scientifico e tengono i rapporti con i musei. Un commercialista, due subcommissari e un architetto incaricato dell’inventario. L’unico catalogo esistente è quello redatto dalla Soprintendenza ai fini del vincolo, risultato però parziale. Di sculture, a esempio, ne abbiamo rinvenute ventuno in più di quelle note".

Anche sul fronte dei conti si è mosso qualcosa…"Abbiamo redatto un bilancio consuntivo del 2023 e un preventivo del 2024, ora all’esame del Collegio dei revisori. Quest’ultimo strumento è un elemento di novità: non c’è memoria di bilanci preventivi in Fondazione. Programmare senza immaginare cosa si vuole e può fare è impossibile. Ultimata la fase amministrativa si aprirà una nuova stagione, perché il respiro torni a essere culturale".

Di qui le aperture parziali del Tau per il Luglio. "Almeno quattro, sia della chiesa che della sala attigua, con visite guidate. Ciò è stato possibile grazie al Prefetto, con cui c’è una stretta e proficua collaborazione, e al comandante dei vigili del fuoco di Pistoia. Il Comitato scientifico, al cui interno siedono un professore della Normale di Pisa e della Scuola Sant’Anna, insieme a un curatore del Guggenheim di Venezia, si sta dedicando proprio alla scelta delle opere da esporre".

Altre ambizioni? "Il Palazzo del Tau, museo o no, è un tesoro per quel che contiene. Perché non pensarlo in parte esposizione, in parte centro studi? Immagino che tornino gli studenti, che entrino gli studiosi. Stiamo inoltre finanziando la pubblicazione di un’opera sul periodo svizzero di Marino. E vorrei istituire un premio per giovani scultori. Chissà che Pistoia non possa diventare centro della scultura italiana".

Come si alimenta la Fondazione? "A fatica. Non ha finanziamenti, vive di diritti d’autore e autentiche. Da un lato dobbiamo fare un’amministrazione attenta, dall’altro dobbiamo prestare le opere. Abbiamo una proposta per il Forte di Bard, un’altra più concreta per il Mart di Rovereto. Se riusciamo a rientrare nel giro delle mostre, monetizziamo e poi teniamo fede alla missione: far conoscere il maestro".

In quella che è sembrata una ‘guerra’ per Marino, c’è davvero un ‘buono’ e un ‘cattivo’? "Diciamolo, un certo disordine amministrativo regnava da tempo. Poi è vero che la precedente gestione ha messo in atto un braccio di ferro per spostare l’asse su Firenze. Lo posso comprendere, ma la Fondazione Marini ha la testa a Pistoia. Non lo invento io, lo dice lo Statuto. Quando sono arrivato ho trovato una Fondazione del tutto ancillare, come se Pistoia fosse il parente povero e Firenze quello ricco. E invece no, abbiamo un obbligo di raccordo e di coordinamento delle altre istituzioni".

Finita l’era Ruberto? "Vorrei mettere sui binari l’attività in modo tale che sia difficile tornare indietro. Sono fiducioso. Molto si giocherà sul nuovo cda. Su tre componenti non abbiamo dubbi, ma sugli altri di nomina della famiglia servirà incaricare un notaio. Sarà un problema che mi porrò dopo".

Linda Meoni