Mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale. I lavoratori della grande distribuzione scioperano

Domattina un presidio davanti all’ipermercato Panorama: "Da cinque anni aspettiamo un adeguamento"

PISTOIA

Sarà sciopero unitario, fissato per la giornata di domani, quello indetto dalle sigle sindacalai per per il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro nel settore Grande Distribuzione (Dmo), riferente all’associazione datoriale Federdistribuzione. A Pistoia, gli scioperanti saranno protagonisti di un un presidio presso l’ipermercato Panorama dalle 10 alle 12. "Dopo una lunga e snervante trattativa – affermano Filcams Cgil Pistoia Prato, Fisascat Cisl Toscana Nord e Uiltucs Toscana Centro – Federdistribuzione ha calato la maschera, sottoponendo una serie di pretese irrealistiche e irresponsabili, negando così di fatto il rinnovo del contratto nazionale dopo quasi 51 mesi dalla scadenza". Un contratto che interessa circa ottocento lavoratori nella sola Provincia di Pistoia, tra addetti nelle grandi aziende della distribuzione, sia alimentare che non (Pam Panorama, Esselunga, Lidl, Penny, Conbipel, per citarne alcuni). "Non solo non c’è nessuna risposta salariale per questa categoria di lavoratori, lasciati in balia della morsa inflazionistica da quasi cinque anni con gravi ricadute sui redditi delle loro famiglie, ma Federdistribuzione ha posto sul tavolo anche svariate richieste come merce di scambio, finalizzate a sabotare diritti e garanzie".

"In un settore già di per sé caratterizzato da una forte precarieta’ lavorativa , fatta di ’pt’ involontari, contratti a termine, di flessibilità smisurata, Federdistribuzione chiede un sistema derogatorio ai contratti a termine oltre i 24 mesi, una sorta di demansionamento degli addetti alla vendita con l’attribuzione delle mansioni di pulizia, la creazione di una ’nuova’ mansione adibita alla movimentazione delle merci trascinandola verso il quinto livello e svuotando l’attuale previsione al quarto livello. Le lavoratrici ed i lavoratori, sono delusi e stanchi dell’atteggiamento dei loro datori di lavoro – concludono I rappresentanti locali Caterina Ballanti (Cgil), Simone Pialli (Cisl) e Angela Bigheretti (Uil) –, colpevoli di non voler riconoscere un doveroso e giusto incremento salariale, senza però che questo venga scambiato con il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro e sopratutto che continui a precarizzare un settore già fortemente precario che vede nella forza lavoro il 65% di donne che di tutto avrebbero bisogno, tranne che insicurezze normative e salariali. Sono queste le ragioni del nostro sciopero".