MARTINA VACCA
Cronaca

Malattie sessualmente trasmissibili. L'allarme: "E' tornata la sifilide"

Francesco Cipriani, responsabile del Servizio Epidemiologia dell'Asl Toscana Centro: "Abbiamo abbassato la guardia, perché non ci proteggiamo più"

Analisi di laboratorio

Analisi di laboratorio

Pistoia, 7 ottobre 2017 - L’epidemia di epatite A, tredici casi registrati nelle ultime settimane al San Jacopo, sta rapidamente rientrando: nessun nuovo ricovero è stato segnalato. Ma il «cluster» pistoiese, cioè il picco (più casi raggruppati), richiama l’attenzione su un problema più vasto, quello del preoccupante riemergere di malattie sessualmente trasmissibili, per le quali fino a due decenni fa la soglia di attenzione era decisamente più alta. Si parla di sifilidi, clamidie, uretriti e condilomatosi, ma anche epatite A e C e Hiv. Ne parliamo con Francesco Cipriani, responsabile del Servizio di epidemiologia dell’Asl Toscana Centro.

 

Dottore, questo vuol dire che abbiamo abbassato la guardia? «Abbiamo sicuramente abbassato la guardia. Parlo soprattutto del comportamento dei giovani tra i 14 e i 30 anni, anche eterosessuali, e la ragione è che non si ha più paura dell’Aids. Oggi di Aids non si muore, ma si resta malati per tutta la vita. Dunque, non usare l’unica protezione possibile, cioè il preservativo, significa avere diagnosi tardive e un contagio più esteso e inconsapevole».

 

Abbiamo dati pistoiesi? «Non abbiamo dati, se non di ritorno, cioè nella fortissima incidenza che alcune di queste malattie sessualmente trasmissibili hanno su un problema sempre più diffuso, anche tra i giovani, e cioè l’infertilità. La clamidia che colpisce le donne, più frequentemente le giovani che hanno rapporti occasionali, può non dare sintomi (raramente dolori addominali) e per questo non essere notata fino a quando non si arriva a una diagnosi di infertilità dovuta appunto a questa infezione».

 

Altre malattie ri-emergenti? «La sifilide, che è curabile tramite una terapia antibiotica, ma anche questa assai fastidiosa. Poi ci sono le uretriti, l’herpes genitale o l’hpv».

 

E il picco di epatite A a cui abbiamo assistito a Pistoia? «Anche in questo caso, i comportamenti sessuali non protetti, specie quelli tra maschi omosessuali, potrebbero aver portato ad un abbassamento della guardia, ma non abbiamo un osservatorio su questo campo». Quali risorse economiche e umane l’Asl destina alla prevenzione? «Sempre meno, purtroppo, perché i tagli alla sanità hanno toccato tutti i campi e la prevenzione, da sempre, è la cenerentola delle discipline. Continua la formazione nelle scuole, che compremde soprattutto una educazione ai corretti stili di vita. Si potrebbe fare di più per ciò che concerne le malattie sessualmente stramissibili, ma in questo senso la cultura cattolica non aiuta».

 

Infine, il caso di malaria segnalato a Montale. Nell’emergere di malattie come queste quanto pesano i flussi migratori? «Pochissimo. Ricordiamo che gli immigrati sono più sani di noi e che, quando arrivano nel nostro Paese, hanno già subito la selezione naturale che le difficili condizioni di viaggio impongono».