Pistoia, 16 giugno 2024 – Vigilia del rientro al lavoro, un mare di ansie ad affliggere lei, una donna, una mamma, con una certezza: restando così i turni – fuori di casa dalle 8 alle 21 cinque giorni su sette – quel bambino a casa sarà per quella mamma quasi sempre e solo un bambino visto nel momento del sonno, un bambino cresciuto da altri.
"E allora se devo scegliere, scelgo te. E quel lavoro lo lascio". La trama è quella che ormai oggi è diventata quasi un refrain e che riguarda molte donne lavoratrici alle prese con la maternità. Il risultato? Una sostanziale inconciliabilità tra i ruoli. Che però, guarda caso, interessa sempre le madri e mai i padri.
La storia di cui sopra è quella di Anna, nome di fantasia, che arriva dalla Cisl Pistoia attraverso la restituzione della responsabile dell’ufficio vertenze del sindacato Serena Visco e che per l’ennesima volta rende bene l’idea di un fenomeno diventato piaga. "Le politiche sociali e per la famiglia devono essere considerate parte centrale delle politiche dello sviluppo – sostiene Alessandra Biagini segretaria Cisl Pistoia –, tutte le reti di protezione devono essere attivate, specie in un momento come questo perché tra i problemi strutturali del Paese c’è il fatto che da tempo siamo in una fase di grave recessione demografica. I figli non possono più essere considerati costo privato, ma bene comune.
I dati Istat del 2023 parlano del 51,3% di donne lavoratrici, un dato sì in crescita ma ben al di sotto della media europea. Occorre al più presto una riforma dei congedi parentali paritari per tutti i lavoratori, con l’aumento dei giorni di congedo obbligatorio di paternità. Sono indispensabili investimenti nel lavoro femminile, sostegno alle giovani coppie, il potenziamento dei servizi di cura, degli asili nido, tempi più lunghi nella scuola. Alle Amministrazioni della provincia di Pistoia la Cisl chiede un’attenzione particolare a tutto ciò che può favorire l’occupazione femminile.
Tra i tanti che si rivolgono al nostro ufficio vertenze per le dimissioni, solo le donne lavoratrici dicono di dimettersi per la difficoltà a conciliare famiglia e lavoro". "Ho deciso di sfruttare anche il congedo parentale, per i soldi pazienza, stringeremo ancora di più la cinghia, volevo godermi il bambino il più possibile – è la testimonianza di Anna -. Il rientro a lavoro mi ha provocato un turbinio di emozioni e confusione, tra senso di colpa, dolore e rabbia. Non trovo soluzioni compatibili con il mio essere mamma e lavoratrice. Ho due ore di allattamento e dovrei accontentarmi di questo spazio. Anche la mia autonomia e realizzazione sono importanti, ma anche nel 2024 le donne sono costrette a scegliere. E allora ho scelto il mio bambino".
l.m.