"Una guerra combattuta oggi, con gli armamenti che dispone ogni nazione, vuol dire distruggere ciò che dal 1945 è stato costruito". Così Marco Mazzanti, sindaco di Quarrata, è intervenuto ieri pomeriggio alla manifestazione per la pace in piazza Risorgimento. Oltre 200 persone, di cui tante famiglie con bambini, hanno sfidato freddo e vento insieme alle associazioni per dire alla Russia "fermate la guerra". Il monumento in marmo di Agenore Fabbri, dedicato proprio al mondo diviso in due blocchi, ha fatto da sfondo a questo raduno di bandiere colorate della pace e gonfaloni. C’erano anche tante donne ucraine arrivate da Pistoia e dai dintorni per raccontare, spesso piangendo, la storia dei familiari di cui hanno frammentarie notizie. "A Leopoli – dice Svetlana Ferkalyuk – ci sono mia madre, mia figlia, suo marito e mio nipote. Le avevo detto di venire in Italia ma le donne ucraine non lasciano i mariti. Per ora sono molto organizzati sia con le donazioni di sangue, sia con le provviste, con i rifugi ma il futuro è incerto". Una enorme bandiera della pace è stata dipinta e portata dagli studenti del liceo artistico Petrocchi: l’idea è nata della professoressa Elena Fabbri che con la collega Anna Rita Pistoia ha accompagnato i giovani.
Poi c’era la Misericordia di Quarrata e Uzzano: "Abbiamo aderito subito alla manifestazione – dice Tommaso Coppola, responsabile dei volontari – per offrire vicinanza e solidarietà al popolo ucraino". Fra i presenti rappresentanti dei circoli Arci, Acli, lo Spi-Cgil, i sindacati. Il sindaco Mazzanti ha sottolineato più volte l’importanza della presenza di tanti giovani che non sono rimasti insensibili di fronte a questo dramma che si sta consumando alle porte dell’Europa: "La diplomazia – ha concluso – deve ritrovare un modo per riportare la pace fra i popoli, altrimenti si torna a dove ci eravamo lasciati proprio con questo monumento che raffigura il mondo diviso in due blocchi". La comunità delle donne ucraine di Pistoia conta circa 30 persone ma non è organizzata come associazione, i contatti sono a titolo personale e il passa-parola permette una diffusione delle notizie con i familiari a casa. Tutte vivono con grande apprensione, non dormono la notte ma pregano e sono cariche di speranza.
M. Serena Quercioli