Una splendida, affascinante voce per il mito della canzone italiana. Questa sera, con inizio alle 21 al Teatro Pacini di Pescia, Silvia Mezzanotte canta Mina in ’Vorrei che fosse amore’, il numero zero della nuova produzione del Teatro Verdi di Montecatini Terme,
Silvia Mezzanotte, cimentarsi con Mina è una medaglia al valore.
"Nella mia carriera, le sfide sono all’ordine del giorno: basti pensare che ho sostituito un’altra grande voce quale Antonella Ruggiero nei Matia Bazar. Devo però confessare che interpretare Mina mi emoziona molto. Ho sempre cantato le voci femminili, solo che Mina l’ho tenuta a lungo nel cassetto perché la venero. Poi, nel 2016, a ‘Tale e Quale Show’ su Raiuno, mi fecero cantare ‘Brava’. Vinsi e mi sono resa conto che durante i concerti quel pezzo è tra i più richiesti. Ho capito che c’è voglia di ascoltare queste canzoni: attenzione non imito, interpreto con rispetto. Sono emozionata e contenta di interpretare Mina: c’è notevole pathos sul palco, anche grazie ai testi e alla regia di Gabriele Colferai, all’ensemble Le Muse, già noto per aver portato in tour in Europa ‘L’Omaggio a Morricone – musiche da Oscar’, concerto diretto dal maestro Andrea Albertini, cui è affidata la direzione musicale anche di questo show".
Che cosa è necessario possedere per mettersi alla prova con il repertorio di Mina?
"Bisogna avere caratteristiche tecniche e qualità interpretative, che scaturiscono dal vissuto. Avendo superato i cinquant’anni, posso affrontarla. Ma piedi ben piantati a terra e braccia protese verso il cielo".
Mancano le belle voci in questo particolare periodo storico?
"Rassegniamoci al fatto che siamo ‘felicemente boomer’, affezionati a un certo sound, a un certo modo di cantare. Insegno canto. Insegno a cantare bene, per poi togliere, sporcare: in questo momento, l’intonazione parrebbe un surplus, visto che ci sono delle macchine che sopperiscono. Ma attenzione: Annalisa e Angelina Mango, per fare due nomi, sono talentuosissime, così come Mengoni".
Per Fabio Concato, dei cantanti attuali resterà poco tra 40 anni.
"Sono d’accordo. Non è solo questione di come cantano, è cambiata pure la fruizione dei brani, divenuta velocissima. Un tempo le radio passavano i pezzi per mesi. Oggi tutto brucia in fretta: per questo sono meteore, difficile che resistano al tempo. Quanto a noi, non siamo morti, ma se ascoltiamo le radio parrebbe di sì. Esistiamo. Il tributo a Mina è uno spettacolo per tutti, adatto a tutte le età".
Gianluca Barni