L’intrigo sul Marini . Carnacini non ci sta: "Le opere a rischio. Due musei? Follia"

Dopo il commissariamento, parla l’avvocato al vertice della fondazione "Abbiamo presentato ricorso al Tar e attendiamo il Consiglio di Stato. Le sedi? Non riesco a capire l’atteggiamento dell’Amministrazione". .

L’intrigo sul Marini . Carnacini non ci sta: "Le opere a rischio. Due musei? Follia"

L’intrigo sul Marini . Carnacini non ci sta: "Le opere a rischio. Due musei? Follia"

Negata al pubblico da quasi quattro anni e ora persino a rischio. Perché quella vastissima collezione di opere del maestro Marino Marini (quasi tremila i pezzi chiusi a Palazzo del Tau) oltre a essere ostaggio del contenzioso legale in corso che non riesce a definirne la giusta collocazione, è anche ostaggio del tempo e dei suoi effetti. "Quel Palazzo non ha né riscaldamento né aria condizionata. Le opere soffrono tutte, ma i gessi in particolare. Hanno cominciato a manifestare problemi. Alcune delle opere su carta le abbiamo spostate in un’altra stanza. Ogni tre mesi circa la commissione scientifica svolge dei sopralluoghi, le guardie giurate hanno accesso all’edificio così come altre persone di nostra fiducia. Insomma, monitoriamo accuratamente ma siamo onesti, la situazione dura da quattro anni. Troppo tempo". A contare i giorni e a non volersi arrendere di fronte a una serie di presunte contraddizioni è l’avvocato Carlo Ferdinando Carnacini, che della Fondazione Marini fino a venerdì scorso, giorno del commissariamento, era presidente.

Lei contesta su più punti lo statuto della Fondazione...

"È uno statuto molto vecchio, incomprensibile, che a suo tempo già il Ministero degli interni ci aveva imposto di modificare. Così facemmo a Firenze davanti al notaio Palazzo, assenti il Soprintendente, il sindaco e il rappresentante di Banca Intesa. L’assemblea fu convocata con otto giorni di preavviso. Ce lo consentiva lo statuto e tutti e tre ne erano informati. Lo statuto così com’è prevede la presenza nel cda quali membri di diritto il sindaco di Pistoia, il presidente della Caript o suo delegato e il Soprintendente. Anzitutto la conflittualità tra ruolo pubblico e ruolo privato, controllore e controllato, riconosciuta per quel che riguarda il Soprintendente anche dal Ministero della cultura nel 2019. Poi il coinvolgimento di Banca Intesa: perché? Cessata di esistere la Cassa di Risparmio, il prefetto avrebbe semplicemente accolto che quella nomina di rappresentanza arrivasse da Banca Intesa. Ma l’articolo 25 del Codice Civile non dà al prefetto nessun potere discrezionale in questo senso. Capitolo nomine collegio dei revisori dei conti: lo statuto prevede che uno sia in rappresentanza della stessa Cassa, l’altro del Consiglio dell’Ordine dei dottori commercialisti e del Consiglio del collegio dei ragionieri di Pistoia, entità queste due ultime non più esistenti. Ho formalmente interpellato il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e la stessa Banca Intesa, risollecitato nuovamente il Ministero della cultura a proposito della compatibilità del ruolo di consigliere del Soprintendente. Nessuna risposta. Risultato: il bilancio era pronto per essere votato, ma stando tutte queste questione sospese lo avrebbero certamente impugnato e il consiglio non si è più riunito".

È vero che il sindaco di Pistoia a suo tempo sollevò perplessità circa la propria presenza nel cda, per motivi di conflitto pubblico-privato?

"Sì, nel 2018, qualche tempo dopo la sua elezione. È tutto agli atti".

Costi di gestione elevati e scarsa affluenza di pubblico: quanto c’entra l’aspetto economico nello scegliere di trasferire le opere da Pistoia?

"Ritengo una follia avere due musei uno a quaranta chilometri dall’altro. Palazzo del Tau poi aveva affluenza ridottissima. Non era adatto. Tanto è vero che nell’anno di Pistoia Capitale della Cultura la mostra dedicata a Marini venne fatta a Palazzo Fabroni. Il bilancio di quella esposizione fu di 5.200 visitatori. La stessa, per inciso, che grazie alla presenza in consiglio del direttore del Guggenheim portammo a Venezia segnando 107mila visitatori. Non riusciamo a capire l’atteggiamento del Comune. Noi abbiamo sempre detto che la Fondazione sarebbe rimasta a Pistoia, assieme alla didattica, all’archivio, all’attività di autentica e che avendo più di duemila opere avremmo allestito due o tre sale a Palazzo Fabroni. Poi il sindaco ha sempre cambiato le carte in tavola. La proposta delle sedi Pistoia Musei? Tomasi non può pensare di mettere in una Fondazione privata i beni di un’altra Fondazione privata. San Lorenzo? Ci spieghi quando e se mai arriveranno i fondi del Pnrr. Non sono perplessità solo mie, tutta Pistoia le ha. Senza finanziamenti e senza progetto che si fa?".

Ci sono tre ricorsi pendenti intentati dalla sua Fondazione, cosa ne sarebbe del commissariamento se i pronunciamenti dovessero esprimersi in vostro favore?

"La Fondazione verrebbe iscritta come tutte le fondazioni italiane nel registro del terzo settore e sfuggirebbe al controllo della prefettura. Non comprendo in tutta onestà il motivo di tanto attaccamento alla Fondazione dei prefetti di Pistoia: questo è un ente privato e ad esso appartengono le opere, non alla città. Se il Consiglio di Stato riterrà fondati i ricorsi, allora anche il commissariamento sarà nullo. Intanto, mentre attendiamo queste sentenze stiamo presentando ricorso al Tar contestando un provvedimento, lo scioglimento della fondazione, che troviamo illogico e illegale. Assai più grave di tutta la vicenda attorno al vincolo pertinenziale".

Ex chiesa del Tau: il sindaco dice che non ci sono problemi strutturali, i suoi professionisti però parlano di ‘lesioni importanti’…

"Abbiamo già chiesto al direttore regionale dei musei Casciu di trasferire le opere. L’idea è portarle a Firenze, dove abbiamo delle fusioni postume fatte da Marina dopo la morte di Marino che possono anche stare in luoghi all’aperto, che possiamo far girare. Il Comune di Milano ci ha chiesto un’opera per piazza Mirabello, là dove Marino aveva lo studio. Parliamoci chiaro: nessuna di queste opere è stata fatta da Marino a Pistoia. Queste opere sono nate a Forte dei Marmi o a Milano. Il legame artista-città è debole. È voluto per motivi che mi sfuggono. Forse elettorali?".

È vero che la Soprintendente ha fatto richiesta per apporre nuovamente il vincolo pertinenziale annullato dal Consiglio di Stato?

"Ma non può richiederlo. Perché c’è un pronunciamento in ultimo grado".

Da quando il museo pistoiese ha chiuso siete stati costretti a respingere richieste di prestiti?

"Abbiamo fatto due mostre di successo, una a Genova e una a Bologna. Ma tutte le future mostre in programma sono bloccate perché pensavamo di attingere anche a pezzi chiusi a Pistoia. In particolare sono saltate una mostra in Cina e una in Valle d’Aosta. Saltata anche l’attività di autentica, che da quando erano entrati nella commissione scientifica il professor Luciano Pensabene e il professor Mattia Patti aveva preso un grande slancio. Una immobilità che fa male a tutti. Pistoia compresa".

Cosa si augura dalla gestione Ruberto e cosa farà lei in questa fase?

"Io non posso avanzare nessuna proposta a Ruberto. Gli posso solo dire di vegliare con attenzione all’osservazione delle opere e di rispettare la norma così come prevista dall’ordinamento. Intanto a Firenze stiamo allestendo la prestigiosa mostra di Terra Santa. Altro che i cinquemila del Fabroni".

Linda Meoni