"Liberi di cambiare, Amedeo un esempio"

Lettera di Aimone di Savoia al preside dello scientifico e al sindaco dopo la proposta dei docenti di modificare l’intitolazione del liceo

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In calce alla lettera l’inequivocabile stemma che si associa alla Casa reale di Savoia. In testa, tra i destinatari della missiva, il preside del liceo scientifico cittadino Paolo Biagioli e il sindaco Alessandro Tomasi. Sulla querelle attorno al nome della scuola oggi intitolata ad Amedeo di Savoia duca d’Aosta, che sta sollevato da giorni un gran dibattito soprattutto tra politici ed ex studenti, ha deciso di intervenire Aimone di Savoia, dopo aver letto su "La Nazione di Pistoia di alcuni giorni fa – si legge nella lettera – l’articolo che si riferisce al possibile cambio di nome del Liceo Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, mio prozio, nome scelto nel 1942, anno della sua morte in prigionia". Da Mosca – città nella quale vive oggi Aimone di Savoia – fino a Pistoia il giro delle parole è breve quando soffia il vento della polemica. Non da parte del pronipote di Amedeo di Savoia, comunque, che dopo la proposta dei docenti dell’istituto, che hanno accolto collegialmente l’idea di un collega, sceglie di cogliere l’occasione non tanto per discutere della legittimità di un iter attorno alla toponomastica, quanto per restituire onore al prozio e alla famiglia che rappresenta.

"Cambiare il nome di una scuola è una scelta, un diritto assolutamente democratico – scrive Aimone di Savoia –. Non è infatti sulla scelta in sé, ma sulle motivazioni addotte che la dovrebbero giustificare e sostenere, che vorrei porre una riflessione. La storia di Amedeo di Savoia, fratello di mio nonno, come quella della Monarchia e dell’Italia tutta, passa indubbiamente per il periodo fascista, ma ciò non scalfisce minimamente la ineccepibile e gloriosa storia della sua persona. Morì per la sua patria in Africa, in un campo di prigionia inglese. Fu infatti costretto ad arrendersi dopo giorni di strenua difesa, per la mancanza di munizioni e soprattutto per poter salvare la vita ai moltissimi feriti che non potevano più essere curati. Al momento della resa, il comando inglese decise di rendergli gli onori delle armi, per l’eroico comportamento suo e dei soldati. L’onore delle armi è un atto eccezionale che non ricordo sia mai più stato concesso".

Ed è su questo punto che la lettera insiste, a voler sottolineare quanto quel riconoscimento sia stato eccezionale e senza bandiera alcuna: "Gli inglesi, nemici acerrimi dell’Italia fascista gli riconobbero quel valore che chi sostiene questa proposta gli vuole cancellare. Siete ovviamente liberi nelle vostre scelte – conclude Aimone di Savoia rivolgendosi a Biagioli e al sindaco –, ma vi chiedo di non denigrare un eroe che aveva ben chiaro quale sia il valore dell’amor di Patria e del senso del dovere al quale ha sacrificato la propria vita con orgoglio e fierezza. Un uomo valoroso, un esempio per tutti coloro che conoscono e rispettano la storia".

l.m.