LINDA MEONI
Cronaca

Le chiese pistoiesi, l’arte svelata da Bottari

L’ultima ricerca dell’architetto, edita dalla Società Pistoiese di Storia Patria. Un viaggio nei segreti della città che apre nuovi spunti

L’architetto Nicola Bottari Scarfantoni

L’architetto Nicola Bottari Scarfantoni

Un simbolo, piuttosto un emblema della città che la rende riconoscibile ovunque. Di quelli che dici "zebrato" e subito pensi alle nostre chiese romaniche più belle. Eppure un simbolo quasi inesplorato in termini di studio organico, tanto da spalancare un vuoto che non poteva non essere colmato. Ci pensa il nuovo volume "Architettura romanica a Pistoia. Cinque casi di studio a confronto" a cura di Nicola Bottari Scarfantoni edito dalla Società Pistoiese di Storia Patria – a proposito: la Società si trova a oggi ufficialmente trasferita negli spazi di proprietà comunale di San Jacopo in Castellare, dopo un lungo trasloco da via dei Pappagalli, la storica sede dichiarata inagibile -, da poco disponibile all’acquisto. Un testo che ha le sembianze di un’impresa quasi titanica, essendo il frutto di un lavoro durato quasi un decennio che ha richiesto uno sforzo importante, anche dal punto di vista economico, reso possibile dal sostegno di Fondazione Caript. Al centro della ricerca San Zeno, Sant’Andrea, San Giovanni Fuorcivitas, San Pier Maggiore e San Bartolomeo, in un’analisi sorprendentemente ricca che affronta ogni possibile aspetto legato al Romanico a Pistoia: il ritratto "propone una serie di affacci sulla vita culturale e materiale del Medioevo cittadino – garantisce Luca Mannori, presidente della Società che edita il volume - che risulteranno stimolanti anche per il pubblico generalista".

"L’idea del volume è nata in considerazione della totale assenza di studi sistematici sui nostri edifici più caratteristici – dice Bottari Scarfantoni -, dei quali sinora erano stati studiati solo gli arredi. Non esistendo documenti risalenti all’epoca in questione, parliamo della seconda metà del 1100, l’unica possibilità era quella di studiare la chiesa stessa intesa come fonte dei lavori fatti al momento della loro costruzione. Porre a confronto i diversi edifici ha consentito di trarre informazioni utili a individuare chi ha costruito, quando, sulla base di quali modelli, utilizzando quali maestranze. Le domande sono molteplici, alcune hanno trovato risposta altre evidenziano nuove domande, com’è nella natura delle ricerche. È stata svolta una campagna di rilievo fotogrammetrico utilizzando, laser, scanner e drone. Lo studio architettonico, stratigrafico e della morfologia è stato affidato a Lorenzo Fragai, mentre quello delle proporzioni è stato effettuato da Erica Ganghereti. Infine, Costantino Ceccanti ha affrontato il tema dei restauri, consapevoli che le chiese di tutta Italia ma anche d’Europa hanno subito profonde modifiche tra ‘8-‘900. Non solo puro testo, dal momento che abbiamo realizzato un apparato iconografico utile a futuri confronti. Diverse anche le cose inedite riscontrate per esempio sui giornali di entrate e uscite dell’Opera inerenti l’attività di San Giovanni Fuorcivitas, sulla stessa Cattedrale di San Zeno, la cui facciata mancava del portico e delle loggette che oggi vediamo, le cui maestranze risultano infine note per la prima volta".

Linda Meoni