Pistoia, con la pandemia 3.600 posti di lavoro a rischio

Il ricorso massiccio alla cassa integrazione ’congela’ la tenuta dell’occupazione ma per il dopo Covid si prospetta il baratro

Manifattura con l’acqua alla gola dopo quasi un anno di freno a mano tirato (foto di reper

Manifattura con l’acqua alla gola dopo quasi un anno di freno a mano tirato (foto di reper

Pistoia, 4 dicembre 2020 - Potrebbe arrivare a oltre 3mila e 600 (per la precisione 3mila e 655) il totale dei posti di lavoro persi nel Pistoiese dalla fine di febbraio alla fine di settembre. Un vero e proprio tributo di sangue, quello che stanno pagando il territorio e il suo tessuto economico e sociale a causa della pandemia. A certificarlo è l’Irpet, l’Istituto per la programmazione economica della Regione Toscana, collocando la nostra provincia fra quelle che, dopo Pisa, Livorno, Firenze e Arezzo, più hanno risentito del Covid e delle misure del suo contenimento.

Soltanto uno spiraglio si apre alle aziende interessate: circa 3mila e 540 della unità potenzialmente perdute, potrebbero essere recuperate. Il numero indica infatti i posti di lavoro ’ibernati’ in quanto in cassa integrazione. Tuttavia, visto il quadro generale, viene ritenuto piuttosto probabile che una larga fetta andrà a ingrossare le fila dei disoccupati. La situazione attuale di chiusure modulate per fasce di colore in Italia generrerebbe, nel complesso, un impatto sul Pil nazionale pari allo 0,7%, consentendo la protezione dal virus di quasi il 45% di quei lavoratori che, nelle zone rosse, risultano maggiormente esposti al rischio. La protezione del restante 55% dei lavoratori più esposti nelle stesse regioni – sostengono i ricercatori dell’Irpet – avrebbe portato a un danno economico per il complesso del Paese assai più elevato. E’ in questo quadro che si colloca il sistema produttivo pistoiese.

Secondo l’istituto, inoltre, i recenti annunci sulla conclusione dell’ultima fase di test su alcuni vaccini anti-Covid hanno ridotto sensibilmente il costo economico di misure di contenimento più drastiche nell’immediato, per via "della minor necessità di dover ricercare forme di organizzazione della vita sociale che permettano di sostenere l’economia in un regime di forzata convivenza con il virus". Il quadro è dunque impietoso. A fine pandemia Pistoia rischia di trovare bloccato, fra espulsione dai cicli produttivi e cassa integrazione, circa un quarto dei lavoratori dipendenti. Il tutto senza parlare delle partite Iva e dei piccoli imprenditori, veri e propri martiri del Covid. In particolare la manifattura – sottolinea Irpet – ha beneficiato, in questi mesi, del blocco dei licenziamenti e di un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali che hanno congelato il mercato del lavoro. Il congelamento dei licenziamenti e la cassa integrazione possono quindi avere messo fra parentesi una perdita di occupazione potenzialmente più alta di quella osservata, anche nella manifattura". E una volta esauriti gli ammortizzatori sociali?

r.p.