
Il luogo in cui è stato compiuto l’agguato a colpi di pistola
Dai campi vicini sono stati uditi tre colpi di pistola, poi le sirene delle ambulanze e delle pattuglie dei carabinieri. A terra, nel vivaio, raggiunto da un proiettile a una gamba, è rimasto un operaio di 26 anni, Denis Paloka, originario dell’Albania e residente nel Pistoiese mentre, poco dopo, le manette scattavano ai polsi di un suo familiare, il cugino Sham Paloka, cinquantenne, da ieri sera in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Questo il Far West che si è compiuto alle 9 di ieri nella campagna alle porte di Pistoia, nella via Calvana e Bollacchione, intessuta di vivai e da un reticolato di strade minori che attraversano le distese coltivate a verde da una miriade di imprenditori vivaisti.
I contorni della vicenda appaiono abbastanza definiti. Le indagini sono affidate ai carabinieri, sotto la direzione del sostituto procuratore Giuseppe Grieco. Il giovane Denis ieri mattina stava lavorando sul telo della vasetteria quando, da quello che è stato possibile ricostruire, alle sue spalle è sopraggiunta una vettura. A bordo c’era il cugino Sham, che è sceso impugnando una pistola. Lo ha raggiunto, lo avrebbe prima colpito alla testa con il calcio dell’arma e poi avrebbe esploso alcuni colpi, uno dei quali ha raggiunto il giovane a una gamba. Poi è ripartito sgommando sulla ghiaia del vivaio.
L’aggressione a mano armata di ieri mattina però sarebbe stata preceduta, poco prima, da un litigio fra i due, l’ennesimo. Dissapori familiari, al momento non precisati, sarebbero infatti all’origine del violento e sanguinoso episodio. Dopo la prima discussione, da quanto è stato possibile capire, Sham Paloka sarebbe andato a casa, a poca distanza dal vivaio, nel paese di Canapale, per poi tornare con la pistola in pugno. L’arma è risultata regolarmente detenuta per uso sportivo.
Il ferito, immediatamente soccorso, è stato trasportato all’ospedale San Jacopo di Pistoia dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico per la rimozione del proiettile. Nelle stesse ore il suo aggressore è stato prelevato dai carabinieri che non hanno avuto difficoltà a rintracciarlo nelle vicinanze della sua abitazione, a poche centinaia di metri dal luogo del tentato omicidio. L’uomo è stato prima condotto nella caserma del Comando Provinciale di Pistoia, dove è stato anche sottoposto alla prova del tampone per rilevare la presenza di tracce di esplosivo sulle mani, e nel pomeriggio di ieri è stato trasferito nel carcere pistoiese di Santa Caterina dove oggi incontrerà il suo difensore, l’avvocato Andrea Mitresi del foro di Pistoia, che non ha rilasciato dichiarazione in attesa di conoscere meglio i dettagli di questa drammatica vicenda.
La via del Bollacchione, negli anni, è stata più volte teatro di fatti di sangue.
La memoria torna addirittura al marzo del 1997, quando i cercatori di ranocchi di Canapale trovarono il cadavere di un ragazzo albanese di vent’anni massacrato di botte e giustiziato da un colpo di pistola alla testa: si era innamorato della donna sbagliata, una giovanissima prostituta per la quale si scatenò una guerra di spartizione del territorio. Il giovane, che voleva sottrarla alla strada, fu freddato dagli sfruttatori di lei. Furono tutti individuati e arrestati dalla polizia. Pochi anni dopo, nel settembre del 2000, sempre in quei campi, fu trovato il corpo senza vita di una giovane donna moldava, uccisa con cinque coltellate al cuore. C’era un serial killer, in quegli anni, era un cuoco del pistoiese, e fu arrestato pochi mesi dopo dalla Mobile per l’omicidio di tre giovani donne dell’Est. Fra i consulenti c’era lo psichiatra Massimo Picozzi.
Lucia Agati