REDAZIONE PISTOIA

La sanità resta nel mirino: "Il piano del personale Asl va assolutamente rivisto"

L’allarme della Nidil Cgil segue quello lanciato dalla Rsu dell’Asl Toscana Centro "Contratti di somministrazione a rischio. Senza assunzioni si chiudono i servizi".

La sanità resta nel mirino: "Il piano del personale Asl va assolutamente rivisto"

Continua a risuonare l’allarme nel mondo della sanità nostrano. Anche Nidil Cgil Pistoia-Prato-Firenze si unisce al grido lanciato nei giorni scorsi dalla Rsu dell’Asl Toscana Centro in merito al piano dei fabbisogni del personale presentato dall’azienda, che secondo il sindacato prevede "la concreta possibilità di non rinnovare 180 contratti di lavoratori in somministrazione (ex interinali) oltre al mancato reintegro del turn over pensionistico 2023". La conseguenza, spiega la Cgil, "sarà la riduzione del numero degli addetti presenti in azienda nei prossimi tre anni e determinerà una riduzione dei livelli di prestazione ai cittadini: una situazione molto preoccupante – ammoniscono –, non solo per questi lavoratori ma per tutti i cittadini, perché l’unico effetto possibile immaginabile è quello di chiudere posti letto e servizi".

"Nonostante la Rsu abbia valutato in circa 600 le persone da inserire nell’organico, persone necessarie per la tenuta stessa di tutti i servizi sanitari essenziali e per garantire allo stesso tempo ai lavoratori il rispetto delle tutele previste dalle attuali normative contrattuali e legislative – afferma Fabio Capponi del NIdiL Cgil di Pistoia e Prato – le scelte dell’Asl Toscana Centro vanno in direzione assolutamente contraria". Secondo le informazioni in mano al sindacato, sarebbe "molto probabile" che quei lavoratori in somministrazione ai quali verrà rinnovato il contratto in scadenza al 30 settembre avranno una proroga di un mese soltanto, senza sapere se il mese successivo saranno chiamati a lavoro o meno.

Inizialmente, secondo la ricostruzione di Cgil, Asl Toscana Centro faceva ricorso al personale in somministrazione proveniente da agenzie per il lavoro per coprire i periodi di ferie. Ma, soprattutto con la pandemia, queste lavoratrici e lavoratori sono entrati sempre più in pianta stabile all’interno dei reparti e degli uffici delle strutture sanitarie, raggiungendo in alcuni casi anche diversi anni di anzianità e di esperienza, consentendo così il mantenimento di elevati standard qualitativi nell’erogazione di tutte le prestazioni sanitarie e non.

"Si tratta di infermieri, Oss, tecnici e amministrativi, alcuni dei quali stanno aspettando di essere chiamati dalle graduatorie ed altri che sperano di essere rinnovati in attesa di un nuovo concorso o di altre occasioni di lavoro, magari nel privato. Ad oggi, infatti, la legge Madia non permette a chi ha un contratto di somministrazione di accedere alle graduatorie per le stabilizzazioni – attaccano dalla Cgil – anche se ha maturato tutti i requisiti temporali di anzianità. E’ evidente una mancata parità di trattamento tra questi lavoratori e i colleghi alle dirette dipendenze di Asl – proseguono –: la loro condizione di estrema precarietà, sempre sotto pressione con l’aspettativa di avere prorogato il proprio rapporto di lavoro, determina il fatto che questi lavoratori siano più ricattabili e dunque più discriminati. Chiediamo quindi che ci sia una revisione del piano dei fabbisogni del personale che preveda la chiusura del contratti in somministrazione solo in vista di una loro sostituzione con personale in graduatoria e che nel frattempo si proceda con il rinnovo di questi contratti per periodi più lunghi di un mese, portando la scadenza almeno a fine anno – conclude Nidil Cgil –. Siamo altresì pronti a iniziative di protesta e di lotta future se le nostre richieste non saranno accolte".

red.pt