
"C’era una volta una bambina e il soldato alleato Caramasù". Potrebbe cominciare così il racconto della storia d’altri tempi vissuta nella frazione di Corniolo, nel comune di Sambuca, da una bambina dagli occhi celesti, Laura Venturi, e dal giovane soldato brasiliano che la chiamava "Laurina". Caramasù, che alloggiava nella casa dei nonni di Laura, aveva preso l’abitudine di giocare tutti i giorni con la bambina nel borgo di poche case lungo la strada Porrettana. E quando dovette andar via da quell’angolo di montagna le lasciò in ricordo una fotografia con dedica, in quell’italiano imparato proprio sulla montagna pistoiese. "Questa per Laurina, per quando sarà grande". Era l’inverno del ’44 sulla linea Gotica e quella bambina si chiamava Laura Venturi. Nata nel piccolo borgo di Corniolo (dove ha ancora la casa di famiglia) oggi è una popolare guida turistica multilingue sotto le torri di San Gimignano.
Quella fotografia con dedica stampata le è rimasta nel cuore per tutti questi anni. E il racconto, della mamma e dal babbo ferroviere sulla Porrettana la signora Laura l’ha voluto ricostruire nel libro dal titolo ’Il mio primo grande amico’, dove l’autrice scrive delle lettere immaginarie all’amico Caramasù per raccontargli la donna che è diventata. Ma c’è dell’altro: Laura Venturi si è messa in moto con questo libretto di 72 pagine e sette capitoli con l’obiettivo di ritrovare quel soldato brasiliano Caramasù che "la teneva fra le ginocchia, seduta sul camino nella grande cucina".
"Ogni giorno Caramasù veniva a trovare Laura – scrive in quelle righe di lontana memoria – nella grande casa lungo la strada dell’Appennino per giocare e ricordare forse la sua famiglia lontana. Ma prima di partire quel soldato lasciò alla mamma la fotografia". Si rammarica Laura Venturi: "Mi spiace tanto per non aver fatto prima ciò che sto facendo ora: cercare di conoscerti". Si chiudono così le pagine del libro: Laura Venturi questo racconto di vita da bambina lo ha voluto ricucire fra le pagine del libro, col pensiero rivolto a quel giovane brasiliano che non ha più incontrato. Tanti anni dopo la donna si mise alla ricerca di Caramasù, sfogliando elenchi di nomi fra i cimiteri militari sparsi sull’Appennino e lungo la linea Gotica, passando per i distretti militari, perfino all’ambasciata americana e al consolato del Brasile, oltre che al suggestivo cimitero americano nei Falciani alle porte di Firenze. Nessun nome, però, sembra legato a Caramasù. Resta solo il ricordo di quella fotografia in bianco e nero, ingiallita dal tempo e dalla memoria del suo "primo grande amico. Caramasù". Ma Laura Venturi non si dà per vinta. Chissà.
Romano Francardelli