
Il sindaco Tomasi: "Ci sono le risorse per bonificare tutta l’area". I dubbi del dem Tosi: "Dati Arpat preoccupanti. E tempi serrati".
Ma come è potuto accadere che una montagna di rifiuti – nel senso letterale del termine – si accumulasse fino a queste dimensioni? Le indagini dei Carabinieri sono partite dalla parte finale della filiera, individuando cinque persone oggi indagate. Si pensa siano loro ad aver fisicamente ritirato i rifiuti e trasportati nell’area trasformata in discarica, senza autorizzazioni, bypassando qualunque regola sulla gestione e il riciclo dei materiali. Il proseguimento dell’inchiesta si concentra adesso sulla risalita della filiera illegale, per identificare chi – in modo consapevole – ha scelto di smaltire i propri rifiuti industriali in maniera illecita.
Un sistema che ha permesso a imprenditori senza scrupoli di risparmiare denaro, contribuendo però all’inquinamento del territorio e alimentando un traffico illegale di rifiuti. Un illecito che li vede comunque corresponsabili. Gli inquirenti sospettano che i rifiuti non arrivino soltanto dalla provincia di Pistoia, ma anche da quelle limitrofe: Prato, Firenze e Lucca in primis. I Carabinieri hanno posto sotto sequestro la discarica abusiva, sigillando le cataste di rifiuti. Tuttavia, è stato garantito il passaggio ai residenti delle abitazioni vicine, alcune delle quali sorgono proprio accanto alla zona contaminata.
Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi ha voluto ringraziare pubblicamente le forze dell’ordine. "Un grazie agli agenti che sono intervenuti dopo le lunghe indagini condotte sul traffico illecito di rifiuti che ha trasformato quell’area, ora sotto sequestro, in una discarica. La nostra amministrazione, su quell’area, ha intercettato le risorse necessarie per la bonifica dando soluzione ad un problema che va avanti da 40 anni".
Plauso anche dalla Lega. "Un plauso alle Forze dell’Ordine ed alla Procura Antimafia per l’operazione che ha permesso d’individuare una discarica abusiva in un campo nomadi – sottolineano Luciana Bartolini ed Elena Meini –. Quelli accertati sono atti delinquenziali che possono creare problemi anche di ordine sanitario alla popolazione ed apprezziamo, dunque, l’operato dell’amministrazione Tomasi che ha intercettato le idonee risorse per risolvere una criticità ormai pluriennale".
Sul quello che sarà in futuro, invece, s’interroga Paolo Tosi: "Più volte con atti in aula ho denunciato questo traffico di rifiuti criminale che ha sfregiato una parte del nostro territorio – ricorda il consigliere comunale del Pd. Tomasi certo ha ereditato questa situazione, che ha origini lontane, ma nei suoi anni di mandato di concreto per sanare questa situazione non si è visto granché. Dal 2020 si sono soltanto succedute delle rimozioni straordinarie di montagne di rifiuti, costate quasi 900mila euro ai pistoiesi. Un flusso di rifiuti criminale mai interrotto in questi anni, anzi, arrivando addirittura a ritardare e bloccare i previsti lavori di bonifica dell’area (progetto finanziato con fondi europei e regionali)".
Sulla questione si è mossa anche l’Arpat: "I tecnici hanno effettuato un sopralluogo nella zona e dalla risposta che ho ricevuto e che Arpat ha anche inviato alla Prefettura, al Comune e all’ASL è emerso a mio giudizio un quadro allarmante – dice Tosi –: Lastre di eternit abbandonate in più punti, nuovi rifiuti abbandonati oltre le barriere che avrebbero dovuto evitarli, ceneri da combustione in punti sensibili, rifiuti di tipo edile sull’argine del Brusigliano e rifiuti di ogni genere disseminati ovunque. Bene dunque questa operazione delle forze dell’ordine, ma adesso Tomasi ci dica come intende procedere concretamente con l’intera bonifica dell’area in modo da sanare questo disastro ambientale nel rispetto dei tempi del Pnrr. E anche – conclude – come intenda coniugare la presenza di un campo Rom nell’area di cantiere, con tutti i rischi del caso".
F.S.