REDAZIONE PISTOIA

Intervento chirurgico di otto ore per salvare la mano di un operaio infortunato

L’operaio, 39 anni, è arrivato al San Jacopo con l’arto semi amputato. Il chirurgo Zampetti: "Successo grazie a équipe dedicata"

L'équipe del dottor Pier Giuseppe Zampetti della Chirugia diretta da Stefano Michelagnoli

Pistoia, 15 marzo 2022 -  In alcune situazioni il fattore tempo è determinante, ma ci sono incidenti che provocano traumi così complessi da richiedere qualcosa di più della tempestività. Ci vuole una rete ben organizzata, un’équipe di chirurghi, e poi fisioterapisti che possano studiare il caso e portarlo alla migliore delle soluzioni. Prima tutto questo richiedeva un trasferimento nel centro di riferimento, il Cto di Firenze. Oggi invece è possibile a Pistoia, all’ospedale San Jacopo. Ed è quello che è accaduto, qualche settimana fa, nella zona industriale di Pistoia, a un operaio che rischiava di perdere la sua mano, dopo che una lamiera gliela aveva quasi amputata.

Ci sono volute 8 ore di intervento, eseguito dall’équipe del dottor Pier Giuseppe Zampetti, del reparto di ortopedia e traumatologia, diretto dal dottor Luca Turelli. Un intervento eccezionale, che ha permesso di evitare l’amputazione.

Dottore, quando il paziente è arrivato come era la situazione?

"La difficoltà era dovuta alla presenza contemporanea di fratture, e delle lesioni di 16 tendini, legamenti e vasi: basti dire che su tre arterie, due erano recise. Abbiamo studiato il caso. Il nostro obiettivo era principalmente evitare l’amputazione, ma siamo andati oltre. Quanto, lo sapremo tra tre mesi".

In che senso?

"Il complesso intervento, durato 8 ore, ha permesso di restituire al paziente un arto vitale, cioè una mano utile. Questo vuol dire non una mano nuova ma una mano che possa fare una serie di cose: quali lo sapremo col tempo".

Quanto conta il fattore tempo in questi casi?

"Conta perché i soccorsi tempestivi servono ad evitare il rischio di infezione, ma anche per mettere al sicuro l’arto che va lavato ripetutamente nel tempo precedente all’operazione. Ma la riuscita dipende dalla rete di professionisti che organizza l’operazione e la riabilitazione già dalla degenza in ospedale, come ora facciamo al San Jacopo, e che prosegue poi una volta che il paziente viene dimesso". In sala operatoria l’équipe era composta oltre che da Zampetti, dai medici Francesca Totti, Abdullah Wafdy, dall’anestesista Alessandra Panchetti, dalle tre ferriste Simona Massari, Simona Campanile, Raffaella Vignolini e il tecnico radiologia Elisa Bellini. Già dal giorno successivo l’intervento il paziente ha iniziato la fisioterapia in ospedale con l’équipe dedicata di fisioterapisti della mano di Pistoia: Barbara Pierucci, Vanessa Carpini e Elena Faralli che gli hanno anche confezionato un tutore su misura. In reparto inoltre l’équipe infermieristica formata sui bisogni del malato con patologia alla mano in sala operatoria (coordinata da Tania Fioravanti), nei reparti (diretti dalle coordinatrici Raffaella Marovelli e Cristina Salvadori) e in ambulatorio: prezioso il contributo delle infermiere dedicate Manuela Martinello e Eleonora Piazza.

"Le lesioni erano tali – ha commentato il direttore del Dipartimento di Chirurgia, dottor Stefano Michelagnoli - che anche un minimo recupero della funzionalità della mano non era affatto scontato". "Nel nostro ospedale - ha spiegato il direttore sanitario, Lucilla Di Renzo – il trattamento delle patologie della mano rappresenta un’eccellenza. L’applicazione delle tecniche microchirurgiche e ricostruttive dei nostri chirurghi della mano, l’ambulatorio dedicato, il servizio di fisioterapia che segue il paziente in ospedale e poi sul territorio è un percorso ormai strutturato e organizzato".

M.V.