Industria choc: la produzione crolla del 12%

Numeri drammatici nella provincia di Pistoia per il primo trimestre. Confindustria: "Il virus ha agito su un’economia già indebolita"

Sono drammatici i dati sulla nostra provincia resi noti da Confindustria (foto di repertor

Sono drammatici i dati sulla nostra provincia resi noti da Confindustria (foto di repertor

Pistoia, 24 maggio 2020 - Nell’area Pistoia-Prato-Lucca, che vanta imponenti distretti produttivi, la produzione industriale è stata in calo tendenziale del -6,8% nel primo trimestre 2020, dato "pesante anche se migliore rispetto alla caduta del -11,7% dell’indice Istat italiano grezzo nei primi tre mesi". È quanto afferma Confindustria Toscana Nord, spiegando che a Lucca la flessione si è arrestata al -2,4% tendenziale, meglio che a Pistoia (-12,4%) e Prato (-11,6%). Nella nostra provincia, quindi, il calo è superiore rispetto alla media nazionale. I settori della moda hanno conseguito in generale i risultati peggiori, mentre si sono avuti risultati in crescita in settori interessati in modo marginale dalla chiusura delle attività produttive, come la carta-cartotecnica e la trasformazione alimentare. Per il secondo trimestre è atteso un dato in ribasso che non sorprende: il generale peggioramento dell’economia e i prevedibili effetti negativi sulla domanda preludono a mesi molto difficili.

Enormi gli incrementi, anno su anno, della cassa integrazione in aprile: a Pistoia 2,8 milioni contro 11.500 ore, a Lucca 4,4 milioni di ore contro circa un milione, 4,6 mln contro 24mila ore a Prato. Le richieste di credito sulla base del Dl Liquidità (dati al 21 maggio) sono state 2.690 a Lucca, 1.783 a Pistoia e 1.656 a Prato; circa il 90% delle richieste riguarda prestiti sotto i 25mila euro, quindi spesso non ascrivibili all’industria, che invece è verosimilmente molto presente fra i richiedenti i finanziamenti di entità maggiore. I tempi di erogazione dei finanziamenti continuano a essere lunghi: è in corso l’iter parlamentare di conversione in legge del decreto Liquidità che potrebbe vedere il recepimento almeno parziale delle richieste del mondo confindustriale, volte a ottenere un più consistente ricorso all’autocertificazione, con conseguente snellimento delle pratiche, e una maggiore durata del credito (dai previsti 6 anni a 10 anni sotto i 25mila euro, fino a 30 anni per finanziamenti fino a 800mila euro).

«La diffusione del coronavirus, e le sue conseguenze sanitarie, sociali ed economiche, hanno agito, a Pistoia, su un tessuto economico che, già alla passata rilevazione, chiudeva con il segno meno – spiega il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini –. Oggi, come è evidente, e fatti salvi alcuni comparti in decisa controtendenza, per fortuna presenti sul territori (carta e industria della trasformazione alimentare, in primo luogo), tutta l’economia arretra in una misura che forse non abbiamo mai visto prima, registrando un meno 12,4% tendenziale. Gli altri settori vedono una caduta verticale di produzione, ordini dall’Italia e dall’estero, e, in generale, di perdita di fiducia. E’ evidente che l’industria non si può sollevare da sola da una catastrofe di queste proporzioni: e che ciò abbiamo sempre detto, ovvero che il sistema paese deve sostenere la sua manifattura, ora più che mai è un imperativo categorico. Investimenti, lavoro, regole: non chiediamo che la fase emergenziale diventi permanente, anzi vediamo il rischio che questo avvenga. Questa circostanza può essere occasione per una la modernizzazione del Paese. Bisognerà crederci tutti; in questo momento, non possiamo fare a meno di nessuno, a iniziare dal sistema del credito che deve sostenere le imprese, forte delle possibilità che gli sono state conferite. Alle banche guardiamo con fiducia, e talvolta con apprensione, quando la mattina riapriamo, molti di noi dopo tanto giorni, i cancelli delle nostre imprese". "La caduta della produzione a Prato nel trimestre gennaio-marzo era del tutto prevedibile – conclude il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini –. Ci aspettiamo dati ancora più negativi nel secondo trimestre: aprile è andato perso interamente a causa del lockdown e la riapertura sta procedendo con estrema lentezza. La forza di Prato, quella di essere un distretto fortemente specializzato, in questa circostanza gioca contro l’interesse del nostro sistema economico".

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