
Il premio Caponnetto. Due storie, un obiettivo: "Impegnarsi insieme per un futuro migliore"
Quando i premi non sono traguardi, ma forza per andare avanti, riconoscimenti di apprezzamento dati da una comunità a chi si impegna giornalmente e costantemente per tutti, in special modo per chi tende la sua mano ai margini della società. Mercoledì è stata la giornata del Premio nazionale Antonino Caponnetto per la cultura della legalità. L’evento, organizzato dalla fondazione Un raggio di luce onlus e dal Centro di documentazione e di progetto Don Milani di Pistoia, si è sviluppato in due momenti della giornata: circa trecento studenti delle scuole del territorio pistoiese hanno preso parte la mattina, al Piccolo teatro Mauro Bolognini, a uno spettacolo teatrale e ad alcuni momenti di dibattito con i premiati, Saverio Tommasi e il figlio di Caponnetto, Massimo, che ha evidenziato come "questi momenti facciano emergere il senso di questo premio: far parte di una comunità il quale benessere nasce dall’impegno di tutti. E che siamo una comunità e quindi non persone sole".
Nel pomeriggio la cerimonia ufficiale di premiazione nella Sala Maggiore del palazzo comunale. Simona Forlini, una delle due persone a ricevere il riconoscimento, è volontaria nell’associazione Mesa Popular di Bergamo, si occupa dei migranti della rotta balcanica.
"Questo premio ci stimola a continuare a camminare, andare avanti nel fare quel lavoro che stiamo facendo – ha detto Forlini –. Noi andiamo sui confini, spesso in Bosnia e lì portiamo gli aiuti alle persone che sono in movimento, che hanno diritto al movimento. Perché questo diritto deve essere una cosa universale. Deve essere garantito a tutti, non solo a chi ha un passaporto ricco. La costruzione di una società di pace non finisce con la fine dei conflitti, delle guerre, ma inizia da lì per cercare di costruire una società giusta, dove ci sia legalità anch’essa giusta, perché spesso la legge non coincide più con la giustizia. Cerchiamo di mettere in atto questo cambiamento".
L’altro premiato per la prima volta è pistoiese. Sauro Gori ha fondato ed è responsabile di una piccola cooperativa sociale In cammino che fa lavori di carpenteria, ma che è sostanzialmente inserimento lavorativo di persone svantaggiate. "C’è un sentire comune. C’è un vissuto accanto a te che condivide in qualche modo cose che hanno pigmentato la sua vita – ha spiegato Gori –. È una realtà più grande di quella che a volte siamo costretti a sperimentare nella fatica giornaliera. È un piacere sentire che c’è la possibilità di poter parlare, ragionare e costruire insieme. Il premio in qualche modo non è tanto per la persona, ma perché un’idea possa continuare a crescere con più forza, con più vita, con la consapevolezza e la forza di poter camminare ancora".
Gabriele Acerboni