REDAZIONE PISTOIA

Il Ceppo riparte con settanta posti letto

Chiude il reparto covid. La presidente della Società della salute Celesti: "Ma sarà sempre pronto, perché le regole le detta il virus"

Fu aperto a tempo di record, alla fine di marzo, realizzato grazie al finanziamento di un milione di euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Allestito nell’antico ospedale del Ceppo, negli ampi ambulatori che fino ad allora avevano ospitato la libera professione dei medici del San Jacopo, il reparto era destinato ad accogliere i malati colpiti dal covid che avevano superato la fase più critica e affrontavano le cure intermedie prima di poter essere dimessi. Su ogni letto, per la sicurezza di tutti, era puntata una videocamera che consentiva al personale di tenere costantemente sotto controllo i pazienti. Ebbene, ora che il virus sembra mollare la presa, questa esperienza si conclude. Per il momento. E lo diciamo con un po’ di scaramanzia. Un senso scaramantico perfettamente condiviso da Anna Maria Celesti, medico, vicesindaco e qui in veste di presidente della Società della salute. A lei abbiamo chiesto di proiettare in avanti questa nuova fase.

"Il reparto cure intermedie non viene “congelato“, ma completamente sanificato, con tutte le attrezzature, letti compresi, che verranno messe da parte, ma saranno comunque pronti all’uso, perchè dal covid ci possiamo soltanto difendere".

Qual è il nuovo progetto?

"Entro l’estate riprenderà l’attivività di intramoenia (nelle sale dell’ex convento ed ex reparto covid), e contemporaneamente avremo settanta posti letto da destinare alle cure intermedie. Saranno realizzati nel vecchio padiglione Cassa di Risparmio che ospitava un tempo le malattie infettive e la diabetologia. Nel 2007-2008 furono spesi molti soldi per quei locali dove ho fatto un sopralluogo un mese e mezzo fa. E’ una struttura tutta rinnovata, con bagni grandi e pavimenti nuovi. Mancano tutti gli allacciamenti per l’ossigeno e tutti gli impianti".

Quali pazienti accoglierà?

"Facciamo l’esempio di un paziente affetto da colica renale, dopo il ricovero al San Jacopo per la fase acuta e conclusi gli esami continua a non stare bene: ecco, ora ha la possibilità di una continuità assistenziale, e noi possiamo assicurare la sua guarigione clinica".

Da dove ha avuto origine questo nuovo scenario?

"E’ la conseguenza della drammatica fase che abbiamo affriontato con il coronavirus quando abbiamo avuto fino a 160 ricoverati difficili da trasferire. Siamo rimasti impantanati fino a quando non sono state trovate le soluzioni di San Marcello e del vecchio Ceppo. Un’esperienza si è dimostrata positiva e gestita da un personale eccellente, sia sanitario che di supporto, che ringrazio sentitamente. Ma è anche la conseguenza della razionalizzazione delle risorse che sta a monte: ospedale con i posti ridotti e riduzione dei giorni di degenza. Mancava questo settore intermedio, ora c’è".

Cosa ci dobbiamo aspettare?

"Dobbiamo essere pronti comunque a una emergenza covid, perchè le regole le detta il virus. Noi possiamo soltanto cercare di andare avanti creando il necessario per un andamento corretto. Ee se si crea una immunità di gregge, queste strutture saranno la giusta compensazione per l’ospedale che garantirà i casi acuti e le cure intemedie. Ora dobbiamo puntare a trovare una soluzione per sorreggere la normale evoluzione di tutti i servizi e non soltanto quelli sanitari, ma anche quelli sociali".

Daniele Mannelli, direttore del dipartimento della rete sanitaria territoriale, ha annunciato che alla chiusura del reparto coviddel Ceppo segue la progressiva ripartenza del’attività specialistica ambulatoriale. Nei locali dove avevano trovato posto le cure intermedie, una volta sanificati, riprenderà regolarmente l’attività di libera professione che era stata sospesa in questi mesi.

lucia agati