Il Cammino di Quirino Dalla Luna alle note "Così la mia vita è diventata musica"

Il Cammino di Quirino   Dalla Luna alle note   "Così la mia vita  è diventata musica"

Il Cammino di Quirino Dalla Luna alle note "Così la mia vita è diventata musica"

di Lucia

Agati

Voleva fare l’astronauta. Era un bambino quando ci fu lo sbarco sulla Luna e quelle immagini sono rimaste impresse a lungo nella sua mente. L’ha sognato, lo spazio, anche in quei sogni vividi e lucidi che sembrano visioni. Ma poi la vita ha presentato strade diverse da percorrere, sulla Terra però. E col tempo si è reso conto che erano cosparse di note musicali. Oggi Quirino Trovato è un uomo dai mille sentieri, e su tutti ha camminato e cammina. E’ bella anche la storia della sua famiglia. Nasce il 14 novembre del 1964 a Bari. Il suo babbo, Vittorio, originario di Bagheria, era carabiniere nel Battaglione Mobile. La mamma, Maria Teresa Troyli, originaria di Carosino, provincia di Taranto, a Bari aveva un atelier di moda. Si conobbero, si innamorarono e si sposarono. Vittorio lasciò l’Arma e prese la via di Pistoia dove ha lavorato, nella portineria della San Giorgio, e poi della Breda, dal 1965 alla fine degli anni Ottanta. Mamma Maria Teresa ancora cuce, per i bimbi e per gli sposi ed è abilissima anche a cucire gli abiti storici dei pellegrini. Perchè nella vita di Quirino i Cammini hanno un ruolo importantissimo e con la sorella Leonilde, che lavora alla Coop e con il fratello Luca, comandante della Stazione dei Carabinieri di Campotizzoro, hanno affrontato, e concluso, i quarantadue chilometri della Francigena Tuscany Marathon.

Quando si è reso conto che la musica la interessava più delle avventure nello spazio?

"A undici anni ebbi il mio primo tasterino Bontempi. Volevo diventare pianista. Ma la chitarra la possiamo portare sempre con noi e con lei sono rimasto. Oggi nel mio studio ci sono trentotto strumenti musicali a corda e dodici sono chitarre. Ho studiato alla Mabellini e mi sono diplomato al conservatorio Cherubini di Firenze. Sono stato allievo di Valerio Negro e poi di Silvano Mazzoni, è con lui che è arrivata la svolta, perchè era un concertista. Dopo il militare, nell’Arma, ho fatto parte della Guitar Symphonietta, da lui fondata, la prima Orchestra di Chitarre in Europa. Ho suonato sempre, e ovunque, anche in Santa Caterina, per le persone detenute".

Lei non soltanto suona, ma costruisce anche strumenti...

"Ero iscritto a giurisprudenza ma non era la mia strada e ho scelto storia della musica. Il professor Franco Piperno, liutista, mi diceva sempre che secondo lui ero un liutista e così mi sono dedicato anche al liuto e poi al mandolino, al banjo irlandese, al bouzouki irlandese e greco, al salterio medioevale all’autoharp, uno strumento americano e al dulcimer degli Appalachi. I dulcimer li ho fatti da solo, dopo un corso per costruire strumenti musicali con materiali di recupero che ho fatto alla Cino da Pistoia. Ho seguito la tradizione, ogni dulcimer deve avere un nome, e li ho dedicati alla mia famiglia: Christine, a mia moglie Cristina Bani, che è pianista, Manuel, a mio figlio Emanuele, July a mia figlia Giulia e sto costruendo il mio quarto dulcimer che dedicherò al mio terzo figlio, Giacomo".

Il suo percorso professionale è molto articolato...

"Ho fatto commercio estero al Pacini, ma l’obiettivo è sempre stata la musica. Ho cominciato con qualche lezione privata e nelle associazioni e ho avuto il primo incarico allla scuola di Montecatini quando era ancora la Dante Alighieri. Oggi insegno alla Cino-Galilei e dirigo l’orchestra delle classi terze, con quaranta-cinquanta elementi che cambiano ogni anno. Si sono appena esibiti al Manzoni. Sono stati meravigliosi: flauti traversi, violini, chitarre, violoncelli, tastiere, pianoforte e percussioni. Un concerto bellissimo".

Qual è il valore della musica per i giovanissimi?

"Oggi si parla di percorsi a indirizzo musicale, ma oltre l’importanza dello strumento e della musica, c’è la socializzazione. E poi lo studio della musica crea metodo e questa è ormai una certezza, la musica aiuta anche in altre materie, come la matematica, e sostiene chi ha disturbi nell’apprendimento. C’è un piccolo episodio che mi commuove sempre. Un giorno un mio allievo mi disse che aveva letto il mio nome sul giornale...soltanto che lui non sapeva leggere. La musica aveva aperto una porta per lui. Sentirli suonare e vederli crescere è sempre un’esperienza straordinaria".

E i Cammini quando sono comparsi nella sua vita?

"Ho cominciato a camminare nel 2013, poi ho conosciuto Paolo Rindi e Nedo Ferrari e oggi faccio parte dei volontari dell’Ostello di Sant’Andrea e della Confraternita di San Jacopo. Sono stato due volte a Roma percorrendo la via Francigena e poi San Benedetto Montecassino partendo da Subiaco poi, ovviamente, il Cammino di San Bartolomeo e di San Jacopo. E pensare che tutto è cominciato per un suggerimento del medico per abbassare la pressione: mezz’ora al giorno a passo svelto mi disse. Ma poi il camminare per la salute fisica è diventato un camminare per la salute spirituale. E oggi sto facendo tutto quello che amavo".