"I vincoli sulle opere? Va rispettata la volontà della vedova di Marini"

Parla il notaio Antonio Marrese, del Cda: "La sentenza del Consiglio di Stato non autorizza la Fondazione al trasferimento: valgono le prescrizioni iniziali".

"I vincoli sulle opere?  Va rispettata la volontà  della vedova di Marini"

"I vincoli sulle opere? Va rispettata la volontà della vedova di Marini"

Il punto vero, quello che è necessario mettere in chiaro nero su bianco, è che l’annullamento del vincolo pertinenziale niente avrebbe a che fare con un presunto automatismo per il quale le opere del maestro da oggi possano essere trasferite deliberatamente in un qualunque luogo fuori da Pistoia. Per tentare di diradare quella fitta nebbia che avvolge lo ‘stato dell’arte’ attorno alla questione Marini-Tau abbiamo raggiunto il notaio Antonio Marrese, che della vicenda è parte integrante essendo membro del ‘vecchio’ cda (tuttora in carica, ma da tempo ormai non più convocato) della Fondazione Marini quale rappresentante di Banca Intesa.

"Prima di qualsiasi altro ragionamento, voglio dire che questa ultima sentenza non significa che le opere possano essere prese e trasferite altrove fuori da Pistoia – spiega Marrese -. Ciò che risulta decisivo infatti non è tanto il vincolo pertinenziale in sé, quanto piuttosto l’attuazione della chiara volontà espressa dalla vedova Marini, Mercedes Pedrazzini. La signora voleva il ‘Museo Marino Marini a Pistoia’ che ha espressamente evocato negli scopi della Fondazione".

Si torna dunque alla lettura delle carte che hanno dato origine a tutto, cioè all’ente nato in memoria del maestro, quelle sulle quali fin dall’inizio il "fronte pro-Marino a Pistoia" ha insistito.

"Il problema della separazione dei beni da Pistoia delle opere di Marino – chiarisce il notaio – non è tanto legato alla presenza del vincolo, ma al carattere vincolante delle prescrizioni che ha dato la fondatrice sia nell’atto di costituzione delle Fondazione intitolata al marito sia nel testamento stesso. Lo ribadisco: questo annullamento deciso dal Consiglio di Stato non autorizza la Fondazione a portare le opere altrove".

Adesso nel segno di quel legame profondo dell’artista con la città (con l’auspicio che sia reciproco), occorre una reazione da parte dei pistoiesi oltre che proseguire nel dialogo allo scopo di ritrovare il bandolo di una matassa che appare smarrito.

"Mi riservo di valutare come reagire di fronte a questo ennesimo passo – chiude Marrese -. Ho avuto modo di parlare col sindaco Tomasi, adesso vorrei farlo anche con il prefetto e, perché no, tornare a riaffrontare la questione di nuovo col Sovrintendente. Quel tanto chiacchierato vincolo probabilmente non è stato compreso fino in fondo poiché la sua funzione era quella di formalizzare una incontestabile connessione diretta tra le opere del Marini e la comunità pistoiese".

linda meoni