LINDA MEONI
Cronaca

Ganz, un angelo all'Orsigna

Due inediti ricordi dell'attore scomparso all'età di 77 anni. Interpretò Tiziano Terzani nel film "La fine è il mio inizio", girato nel paesino pistoiese

L'attore svizzero Bruno Ganz (Ansa)

Orsigna (Pistoia), 23 febbraio 2019 - I riflettori accesi gli piacevano, ma solo per consentirgli di fare bene il suo lavoro. Un lavoro che viveva quasi come una missione, per la persona «naturalmente intensissima» che era. E quando l’Orsigna divenne la sua casa per due mesi, il paese visse quel periodo quasi trattenendo il respiro. Come se anche quel naturale, necessario impulso potesse disturbare col suo rumore la difficile metamorfosi: essere non più Bruno Ganz, ma Tiziano Terzani nel film «La fine è il mio inizio».

L’attore, morto a 77 anni a Zurigo nella notte del 16 febbraio, per l’evolversi di una veloce malattia, è stato uno dei grandi e discreti personaggi che con rispetto ha vissuto l’Orsigna, il «posto più altro, più esotico e più sensato», il «vero, ultimo amore» di Terzani, lì dove il grande scrittore e giornalista fiorentino dopo un lungo girare ha trovato ristoro per l’anima. Due personaggi profondi e complessi, Ganz e Terzani, simili per molti aspetti, caratterizzati entrambi da quella riservatezza che a suo tempo anche il «nostro» Giancarlo Zampini, giornalista de La Nazione per oltre vent'anni e appassioanto fotografo, aveva sapientemente raccontato nel libro «Tiziano Terzani: l’Orsigna ultimo amore». La storia corre su più binari, che hanno come «ombelico» proprio l'Orsigna, terra d'incontro tra Giancarlo, scomparso il 25 settembre 2012, e Terzani, che ne divenne amico fraterno per quell'amore per le piccole cose che li accomunava. Oggi che Ganz ha lasciato il mondo terreno, corre la memoria a quei giorni frenetici, nel 2009, quando il paese conobbe da vicino l’attore svizzero tedesco.

Tiziano Terzani e la moglie Angela intervistati da Giancarlo Zampini (frame Tvl)
Tiziano Terzani e la moglie Angela intervistati da Giancarlo Zampini (frame Tvl)

«Difficile tracciarne un profilo – racconta Joan Fagnoni, proprietaria della casetta in cui per due mesi ha vissuto Ganz –, era una persona poco aperta al dialogo. Quel che mi ricordo è che nei momenti di pausa dal set si metteva sul retro della casa, per non essere visto. Vestito in bianco come Terzani, camminava su e giù, concentratissimo, e ripeteva le battute». Che la sua cifra distintiva fosse la riservatezza lo conferma anche Angela Staude, vedova Terzani, che con grande delicatezza ci racconta l’incontro con Ganz. «Ne ho un ricordo molto distinto – dice –. Era un uomo timidissimo, uno che non si presenta come grande attore, che preferisce scomparire nell’ombra. Ma sul lavoro era pazzesco: in un attimo memorizzava i testi, si calava nel ruolo completamente. Il giorno dopo arrivava sul set e tutto a un tratto il personaggio prendeva vita. Era una persona naturalmente intensissima».

Tipo di poche parole, Ganz sapeva sbottonarsi più con persone qualunque che con il cast. «Con noi non parlava – ricorda Angela –, poi magari andava a fare delle passeggiate in paese, incontrava degli abitanti e con loro si apriva, chiacchierava. Era una persona davvero impressionante per la capacità che aveva ogni volta di diventare un altro. Basti pensare che prima di interpretare Tiziano, vestì i panni di Hitler». «Ricordo – continua Angela – che poi volle andare agli Uffizi a Firenze, lo accompagnai. Tutto a un tratto, con immensa naturalezza, davanti all’Annunciazione di Leonardo, si buttò in ginocchio davanti al quadro, quasi a mimare l’angelo. Poco dopo si rialzò. Senza dire nulla». Ha più avuto occasione di rivederlo? «Sì – rammenta Angela –. Lui era cresciuto in una famiglia povera, come Tiziano. Si era fatto da sé, senza frequentare accademie. Rimase impressionato da quel passaggio del libro di Tiziano in cui lui raccontava che il padre lo portava al caffè Paszkowski a Firenze a vedere gli altri che mangiavano il gelato. Volle andare anche lui a vedere quel posto, che tanto gli aveva fatto riaffiorare nella lettura ricordi d’infanzia».