'Fine processo mai': gli avvocati pistoiesi in piazza con la toga

Poi la protesta si sposta a Roma con la maratona oratoria davanti alla Corte di Cassazione

Andrea Niccolai

Andrea Niccolai

Pistoia, 3 dicembre 2019 - Gli avvocati penalisti pistoiesi prenderanno parte la mattina di mercoledì 4 dicembre, dalle 10 in poi, a una manifestazione di protesta che si inserisce nelle iniziative in concomitanza con l'astensione dalle udienze proclamata, dal 2 al 6 dicembre, dall'Unione italiana delle Camere Penali. Indosseranno la toga all'esterno delle aule e cioè davanti al palazzo del tribunale, in Piazza del Duomo. Questo li renderà immediatamente riconoscibili dai cittadini per i quali saranno disponibili a spiegare non soltanto le ragioni della loro mobilitazione, ma anche gli scenari che apre l'imminente entrata in vigore della nuova normativa sulla riforma della prescrizione.

L'iniziativa ha l'appoggio del Consiglio dell'Ordine di Pistoia. Gli avvocati penalisti pistoiesi inoltre prenderanno parte, nella giornata di venerdì 6 dicembre alla maratona oratoria che si sta svolgendo a Roma, davanti alla Corte di Cassazione e dove, al ritmo di 150 al giorno, gli avvocati si alternano al microfono intervenendo per dieci minuti a testo. A rappresentare la Camera Penale pistoiese ci saranno: gli avvocati Giuseppe Castelli, presidente della Camera Penale; Andrea Niccolai; Andrea Ferrini; Claudio Casciani; Andrea Sbragia; Katia Bonari; Bini; Giovanni Sarteschi; Vettori; Andrea Bini, Ilaria Vettori e Chiara Donzellini. L'avvocato Andrea Niccolai, già presidente della Camera Penale, ci ha anticipato alcuni brani del suo intervento che ha intitolato "Fine processo mai".

"La strenua opposizione contro la riforma, o meglio dovremmo dire la morte dell'istituto della prescrizione, è il simbolo di una resistenza contro gli attacchi che da troppi anni vanno trasformando la giustizia penale in uno strumento di vendetta sociale. Nessuno sembra ricordare che il processo, il diritto penale, nascono per assicurare al cittadino garanzie e principi che lo tutelino dall'arbitrio del principe o dall'arroganza del potere. Da molto tempo assistiamo all'uso politico della giustizia penale, strumentale alla ricerca di consensi facili nell'elettorato e alla “soluzione” virtuale di complessi problemi di sicurezza sociale che richiederebbero ben altri interventi sul campo della prevenzione o dell'organizzazione delle risorse. Ogni recente governo ci ha regalato decreti sicurezza, leggi manifesto, nuove fattispecie di reato, squilibrati innalzamenti di pena, inutili riforme processuali con lo scopo dichiarato di contrastare fenomeni criminali, di tacitare legittime aspettative di questa o quella categoria di vittime dei reati o di far apparire più efficiente la macchina della giustizia. Quasi sempre tutto ciò è stato inutile se non dannoso. Negli ultimi anni chi ha assunto responsabilità di governo ha eretto a sistema questa torsione populista e vendicativa della giustizia penale, ha minacciato l'idea liberale e garantista del diritto penale e del processo. Di quella stagione - scrive l'avvocato Andrea Niccolai -  che alla fine degli anni '80 vide nascere un nuovo processo di stampo accusatorio per garantire la difesa dei diritti e per dare un ruolo attivo alla difesa; di quella stagione che alla fine degli anni '90 vide l'approvazione di un nuovo articolo 111 della Costituzione per dare una copertura costituzionale al giusto processo, poco rimane".