REDAZIONE PISTOIA

Ferruccia, riaffiorano i ricordi "Per mesi tutti avevano paura"

Dopo la riapertura del caso dell’assassinio di Romana Bonacchi, quanti la conoscevano si domandano il perché di queste nuove indagini. "Era diffidente, come fece l’omicida a entrare in casa?"

Sconcerto a Ferruccia da quando i residenti della piccola frazione di Quarrata hanno saputo della riapertura delle indagini sull’omicidio avvenuto 24 anni fa di Romana Bonacchi. Gli interrogativi – tra quanti ancora sono rimasti e ricordano con precisione gli avvenimenti di quella fredda giornata di febbraio in cui venne trovato il cadavere della donna riverso sulle scale della sua abitazione in un lago di sangue – riguardano soprattutto il motivo per cui la procura abbia deciso di tornare a indagare sull’efferata uccisione. Intanto, già da qualche giorno, quanti all’epoca erano più che semplici conoscenti della Bonacchi, cominciano ad essere sentiti dagli inquirenti. Per esempio la sua parrucchiera, che fu la prima a dare l’allarme quando non vide la donna presentarsi al consueto appuntamento del sabato mattina. Fu infatti lei, insieme a un’altra amica della vittima, a andare a suonarle il campanello, pensando che la donna si fosse sentita male e avesse bisogno di auto.

Non avendo risposta vennero allertati i soccorsi. Adesso i riflettori che si accendono di nuovo su quel caso irrisolto sono una ferita che si riapre nella comunità, che all’epoca dei fatti venne sconvolta dalle modalità dell’assassinio, dagli interrogatori a tappeto a tutti i residenti e dal sospetto che una persona del posto potesse aver compiuto un simile delitto. "Alla sera per un bel po’ abbiamo avuto paura a rientrare a casa a buio e soprattutto non volevamo che i bambini stessero fuori a giocare – raccontano alcune donne del posto – adesso noi si vorrebbe capire perché dobbiamo rivivere quei momenti, dopo così tanto tempo, se già allora non venne scoperto chi era l’assassino".

E tra i vicini di casa della povera vittima, si rinnovano le stesse domande di allora: "Quello che non abbiamo mai capito è come abbia fatto l’autore, o l’autrice, dell’omicidio, a entrare in casa della Romana – ricorda una persona che conosceva bene la donna uccisa – mi rammento bene che anche noi che eravamo in confidenza, se si doveva andare a trovarla per qualche motivo, dovevamo prima telefonarle, perché lei sennò non apriva a nessuno". Una donna riservata, dicono tutti, ma anche fin troppo diffidente, quasi al punto da sembrare impaurita da qualcosa o da qualcuno "forse – commenta un conoscente - perché viveva sola e si era abituata a dover contare solo sulle sue forze". Una donna che però è descritta da chi la ricorda molto bene come "alta, e forte, tanto che quando lavorava al telaio alzava e trasportava da sola quelle pezze pesanti. Sicuramente anche in grado di difendersi".

Daniela Gori