Non riescono a pagare l'affitto, sfrattati dalla parrocchia

La Curia spiega che la situazione "molto complessa" e che "non si vuole mettere nessuno in strada"

Un prete (foto di repertorio)

Un prete (foto di repertorio)

Pistoia, 21 gennaio 2020 - Dal 1992 vivevano con due figli nella canonica della parrocchia di San Martino di Iano, un paesino sulla collina pistoiese ma sono stati sfrattati dal parroco. A riportare la notizia è il Tirreno.

"Noi eravamo contenti - dice la donna - avevamo i bimbi piccoli, mia marito lavorava e pagavamo l'affitto. Eravamo ministri straordinari, facevamo catechismo, ci occupavamo di tutto ciò che riguardava la chiesa". Nel 2005 il marito perde il lavoro ma fino al 2010 la famiglia continua a pagare l'affitto. Secondo quanto raccontato dall'uomo e riportato dal quotidiano, sarebbe stato lo stesso parroco di allora, don Giacomelli, a suggerirgli di scrivere una lettera alla curia per spiegare la loro situazione e chiedere di poter svolgere alcuni lavoretti in canonica e in chiesa invece di pagare l'affitto. Non ci fu nessuna risposta.

La coppia, nel tempo, ha incontrato gli ultimi due vescovi dai quali, a dir loro, sarebbero stati tranquillizzati. La situazione inizia però a precipitare, la figlia viene ricoverata in ospedale, il figlio perde il lavoro, il marito si arrangia come può mentre la moglie a causa di problemi di salute non riesce più a lavorare. Arrivò poi il nuovo parroco, don Maurizio Andreini, ai quali la coppia spiegò la situazione precisando che appena trovato un lavoro sarebbero iniziati i pagamenti ma è invece arrivata la lettera del parroco che chiedeva oltre al pagamento mensile di 200 euro anche 5.000 euro di arretrati. Inoltre qualche giorno fa ha bussato a casa l'ufficiale giudiziario per lo sfratto e il prossimo 18 febbraio la coppia dovrà presentarsi davanti al giudice.

Dalla curia fanno sapere che la situazione è molto complessa e che con la missiva della parrocchia si tende a voler sbloccare una situazione che va avanti da tempo ma certamente non si vuole mettere nessuno in strada. La famiglia, spiegano ancora, attualmente è seguita dalla Caritas.