"Escluso dalla squadra a Pistoia: il dramma di un ragazzino di 12 anni"

Un ragazzino di 12 anni è stato costretto a cambiare squadra perché non reputato abbastanza bravo per il nuovo campionato. Il padre è amareggiato, ma la società ha consigliato altre sistemazioni per i ragazzi, nell'interesse di giocare e divertirsi.

Invitato a cercarsi un’altra squadra, perché non reputato abbastanza bravo da affrontare il nuovo campionato. Cose che capitano spesso ai calciatori professionisti. Solo che, in questo caso, il protagonista è un ragazzino di dodici anni, che a quanto pare non giocherà più nel Capostrada. A raccontare l’episodio è stato David Filippi, padre del giovanissimo, che non ha nascosto l’amarezza. "Mio figlio è stato di fatto costretto a cambiare società, perché gli è stato detto che non avrebbe più giocato – dice – sono amareggiato, perché penso che a quell’età il calcio debba privilegiare in primis la questione aggregativa. Tanto più che a Capostrada si era trovato bene, c’erano tutti i suoi amici". Il ragazzo si era unito al club nell’ultima parte della scorsa stagione, decidendo poi di rimanere. E sostenendo le relative spese del caso. Ma adesso che è passato dalla categoria "esordienti" ai "giovanissimi regionali", al ragazzo è stato detto che non sarebbe più rientrato tra i convocati. "Non è una questione economica – conclude Filippi – ma considerando che altri ragazzi si sono trovati nella condizione di mio figlio, la società avrebbe potuto risolvere il ’problema’ prevedendo due squadre". Una soluzione non percorribile, per il club. "Avevamo concordato di allestire una sola squadra, non c’erano le condizioni per formarne un’altra – spiega Damiano Melani, dirigente del Capostrada –. Eravamo consapevoli del fatto che 1314 ragazzi non vi avrebbero trovato posto, ma siamo stati noi stessi a consigliare loro sistemazioni alternative in altre squadre, accompagnandoli fino al nuovo percorso. Lo abbiamo fatto, e restiamo disponibili per farlo, nell’interesse dei ragazzi stessi – conclude – perché a quell’età devono giocare e divertirsi e non avrebbe avuto senso tenerli in squadra senza farli scendere in campo".

Giovanni Fiorentino