Dal Settecento a oggi. Il palazzo vescovile torna a risplendere. Sei anni di restauri

I lavori erano iniziati nel 2017. L’edificio di via Puccini fu voluto da Scipione de’ Ricci. Il costo dell’opera è stato di 500 mila euro sostenuto in gran parte dalla Cei e dalla Fondazione Caript.

Il Palazzo vescovile di via Puccini, sede della Curia, ha finalmente ritrovato il suo originario splendore, grazie al complesso e paziente lavoro di restauro delle facciate, iniziato nel 2017 (con la parte che si affaccia su via Puccini), e terminato quest’anno con le facciate est e sud. L’edificio di via Puccini fu fatto edificare dal vescovo Scipione de’ Ricci, che nel 1784, considerando il Palazzo vescovile di Piazza del Duomo, molto scomodo e pressoché inabitabile, si affidò per la progettazione di un nuovo episcopio nell’area dell’orto di San Gregorio, lungo la via di Porta Lucchese, all’architetto Stefano Ciardi. Il Palazzo è arrivato fino ai nostri giorni nella sua conformazione originale. L’intervento di restauro, definito dal vescovo Fausto Tardelli "importante e significativo", ha avuto un costo di circa 500mila euro ed è stato realizzato al 70% con fondi Cei, mentre il rimanente 30% è stato co-finanziato dalla Fondazione Caript, grazie ai contributi assegnati nell’ambito del bando Restauro patrimonio artistico del 2020.

I lavori sono stati presentati ieri pomeriggio dal vescovo Tardelli, dal presidente della Fondazione Caript, Lorenzo Zogheri, e dal direttore dei lavori, architetto Alessandro Suppressa. Gli interventi eseguiti hanno interessato principalmente la facciata sud che si affaccia sul giardino con l’altana e la terrazza, oltre al prospetto est con le grandi vetrate centinate.

"A causa dell’esposizione a sud, che comporta forti sbalzi termici – ha spiegato l’architetto Suppressa – i materiali erano in una condizioni di degrado molto avanzato, quindi a rischio caduta. Il restauro è stato dunque un lavoro particolarmente complesso, perché abbiamo dovuto fare un’opera attenta di ricostruzione, con la quale abbiamo ridato una lettura di quello che era lo spartito settecentesco dell’edificio. Grazie all’impegno di tutti abbiamo recuperato l’aspetto originale del Palazzo, in particolare un grazie va alle maestranze artigiane in grado di andare a intervenire all’interno di un cantiere lungo e complesso, per dimensioni e problematiche, durato circa 18 mesi".

La gran parte dell’apparato decorativo della facciata in pietra arenaria – è stato spiegato – era interessata da vistosi fenomeni di disgregazione e polverizzazione che avevano anche provocato la perdita di parti del modellato, in particolare nelle cornici e specchiature delle finestre. Alcune porzioni del bugnato, ovvero i paramenti murari esterni dell’edificio, risultavano mancanti. Per questo si sono resi necessari anche interventi di pre-consolidamento, di rimozione delle croste più tenaci, ma anche di pulitura della superficie lapidea e interventi di realizzazione di piccoli ponti in resina e microcuciture per il consolidamento e reintegro delle superfici lapidee degradate. Rimangono ora da restaurare i sette imponenti camini che svettano sul tetto, ma per questo intervento serviranno ulteriori finanziamenti.

Patrizio Ceccarelli