Coronavirus, la testimonianza. "Meglio un mese a casa che un giorno in ospedale"

Il racconto di Leonello Reali di Agliana: "State a casa, non sapete che cosa vuol dire non poter respirare"

Emergenza Coronavirus (foto d'archivio Cristini)

Emergenza Coronavirus (foto d'archivio Cristini)

Agliana (Pistoia),  25 marzo 2020 -  «Meglio stare due mesi rinchiusi in casa che un solo giorno in ospedale con il casco per l’ossigenazione". Dal suo letto d’ospedale, nel reparto malattie infettive del San Jacopo di Pistoia, dove è ricoverato dall’8 marzo per avere contratto il virus Covid-19, Leonello Reali, sessantenne aglianese, lancia a tutti l’appello a restare a casa e racconta la sua brutta esperienza. Reali è molto conosciuto per la sua attività di volontario della Misericordia di Agliana e per l’impegno nel comitato Qualità della vita di Ponte dei Bini.  

La prima riflessione? "Chi si lamenta perché deve restare a casa non si rende conto di come sia terribile questo virus. Noi contagiati siamo isolati in ospedale, rischiamo di morire e non possiamo vedere i nostri cari, ma medici e infermieri, che sono encomiabili – si commuove -. Il personale che ci assiste è eccezionale, tutti danno il massimo. A tutti va un grandissimo ringraziamento".  

Quali sono stati i primi sintomi che ha avuto? "La mattina dell’8 marzo mi sono alzato e pensavo di fare un giro in bici, come al solito. Però avevo la tosse, mi è venuta improvvisamente quella mattina, il giorno prima non avevo niente. Ho misurato la febbre: avevo 37,3. Nel pomeriggio avevo ancora tosse e qualche linea di febbre. Ho telefonato al medico che ha attivato subito la procedura e sono stato ricoverato immediatamente. Per fortuna non ho avuto bisogno d’intubazione, sono stato sempre in reparto. Mi ha salvato il casco per l’ossigenazione. E’ noiosissimo e rumorosissimo, ma essenziale per salvarci la vita".  

Ora come sta? "Non sto male però i parametri dell’ossigenazione non sono ancora tornati normali. Finché non ho una buona ossigenazione non possono dimettermi. Per fortuna ho un fisico sano, ho sempre fatto molto movimento, soprattutto in bici e non fumo. Ma non auguro a nessuno di contrarre questo virus".  

Ha avuto paura? "Tantissima, in particolare nella prima settimana ho avuto paura di morire. Sono state messe in quarantena tutte le persone con cui avevo avuto contatto, dai miei familiari ad alcuni volontari della Misericordia di Agliana. Ora che per tutti loro la quarantena è finita e nessuno è stato contagiato sono sollevato".  

Sa come può avere contratto il virus? "Impossibile capire come sono stato contagiato. Anche per questo è molto importante che le persone restino a casa. Non si sa dove può essere il rischio di contagio. Mi preme rivolgere a tutti un accorato appello. Ognuno è a rischio di essere contagiato dal Covid-19, anche i giovani e le persone sane. La cosa fondamentale per evitare la diffusione è stare a casa. Ripeto, meglio due mesi tappati in casa che un giorno in ospedale con il casco per l’ossigenazione. E se basta il casco siamo già fortunati, perché si può anche morire. Contrarre questo virus è un’esperienza tremenda". Già il 18 marzo, quando stava meglio, Reali aveva lanciato attraverso il sindaco di Agliana, Luca Benesperi, un appello a non sottovalutare il rischio di poter contrarre il coronavirus.  

Piera Salvi