Col fango fino alla testa. Gli angeli esistono: hanno pala e stivali: "E non ci fermeremo"

Le voci dei giovani che si sono messi a disposizione delle famiglie colpite. Storia di Sueli, che ieri ha compiuto 18 anni e ha rinunciato alla sua festa.

Al telefono appena risponde ha il fiato corto. È la voce di chi, anche se non la vedi, sai che è da ore sta facendo la stessa cosa, fango dappertutto, addosso e in faccia, e che continuerà a farlo almeno finché ci sarà luce. Elisa ha 22 anni ed è una dei tanti del gruppo giovani della parrocchia del Barba e della Ferruccia che da venerdì è al lavoro là dove serve: "Spalare fango, svuotare abitazioni dall’acqua o qualsiasi altra cosa: scrivete, chiamate. Daremo una mano per quanto ci sarà possibile".

E il telefono, da quell’appello pubblico, non ha smesso un attimo di squillare, tanto che a tenere occupata la linea sembra quasi di rubare il posto a chi, in questi giorni di disperazione, ha bisogno davvero.

"Nelle nostre frazioni i danni sono stati minimi, è stato naturale aggregarci e metterci a disposizione – dice Elisa –. Il gruppo di partenza era più piccolo, ma dopo quella chiamata siamo cresciuti fino ad arrivare a una trentina di persone venute anche dai comuni e dai paesi vicini. Siamo ragazzi dai 15 anni in su. Non serve nient’altro se non stivali e guanti di gomma, pale e scopettoni chi li ha o può comprarli. La disperazione che abbiamo visto in neppure una giornata di lavoro è enorme. Abbiamo incontrato persone che hanno perso davvero tutto. Poter essere utili in un momento del genere riempie il cuore".

Qui Quarrata centro, via Pacinotti. La casa è quella di Silvia Chiarucci. L’acqua è arrivata all’ora di cena di venerdì, diventando un fiume nel giro di poco, sommergendo tutto. Ad aggiungere paura a una situazione già spaventosa di suo c’è la questione degli affetti da mettere in sicurezza. Perché Silvia ha partorito da soli quindici giorni. La corsa dai genitori di lei per affidar loro la bambina, l’autosfollamento in una casa di proprietà lì vicina. Poi ieri è successo qualcosa che ha avuto il senso di un abbraccio: gli amici della nipote di Silvia hanno fatto quadrato intorno a loro e hanno cominciato a spalare. "Hanno il fango fino alla testa. Sono ragazzi dai 14 ai 18 anni che non hanno esitato a mettersi al lavoro – racconta Silvia –. La situazione qui è letteralmente devastata, la corrente non è tornata ancora. Andiamo avanti come si può".

Attivissimi e instancabili anche i ragazzi dell’oratorio dei Casini e di Vignole, che non hanno messo tempo in mezzo e venerdì sono scesi in strada, dove c’era bisogno. "Da venerdì un gruppo di giovani si è messo a disposizione – ci dice il parroco don Eusebiu – e piano piano se ne sono aggiunti altri, quasi contagiati da questa voglia di fare. Sono ragazzi dalla terza media ai trent’anni, una quindicina in tutto. Sono orgoglioso di come si sono rimboccati le maniche, vedere che si mettono al servizio dell’altro dimostra a tutti una volta di più come i giovani siano diversi da come spesso si sentono raccontare".

Ancora Quarrata centro, via Corrado da Montemagno. C’è un piccolo gruppo di sei giovanissimi. Sono sporchi fino al collo. Ma sorridono e si legge loro in volto un’energia e uno spirito che funzionano da incoraggiamento per superare il momento. Tra di loro, in quella foto che circola sul web divenuta virale, giacca gialla e capelli raccolti in una coda, c’è una ragazza. Si chiama Sueli. E il 5 novembre, oggi, compie 18 anni. Addobbi pronti per celebrare il momento. Mancava solo il vestito. Che ora però è diventato un completo comodo e largo tutto sporco di fango. Niente festa. Perché ieri, oggi e domani si lavora. E basta.

"L’acqua è entrata dalla porta principale e da dietro. All’inizio abbiamo tamponato con asciugamani, non avevamo idea della portata di quanto stavamo vivendo – ricostruisce Sueli –. Poi, capito il momento, abbiamo preso le cose che ritenevamo fondamentali, abbracciato il nostro cagnolino Bibi e siamo saliti dai condomini del piano di sopra. Abbiamo aspettato che smettesse la pioggia poi di nuovo siamo scesi a casa, entrando da una finestra. Avevamo la melma fino alle caviglie. Fino a notte inoltrata abbiamo lavorato per liberare casa dall’acqua. Il giorno dopo un amico sapendo in che zona abito si è sincerato delle nostre condizioni. Ho detto: “Qua è un disastro“. Un attimo dopo tutti i miei amici erano qui, pala in mano e voglia di essere d’aiuto. Ora il grosso lo abbiamo rimosso, allora abbiamo cominciato a renderci utili per i vicini. E dire che avrei dovuto essere a comprare il vestito per il mio diciottesimo… Ma di sicuro questo compleanno non me lo scordo lo stesso".

linda meoni