
L’ingresso del tempio crematorio in una immagine dal nostro archivio
Pistoia, 12 maggio 2023 – Per l’accusa non ci fu alcun dolo, nessun abuso d’ufficio nel consentire la cremazione "in prorogatio" alla società Socrem, ed è per questo che ieri mattina, al termine della discussione del processo che si sta concludendo davanti al collegio dei giudici presieduto da Stefano Billet, il pubblico ministero Leonardo De Gaudio ha chiesto l’assoluzione nei confronti dei tre dirigenti dell’amministrazione comunale di Pistoia che erano finiti sotto accusa: Maria Teresa Carosella, difesa dall’avvocato Katia Bonari del foro di Pistoia, Nicola Stefanelli, difeso dall’avvocato Francesco Ceccherini del foro di Firenze e Arnoldo Billwiller, difeso dagli avvocati Silvia Ginanni e Francesca Fagnoni del foro di Pistoia. La posizione di un quarto dirigente del Comune, Francesco Bragagnolo, era stata stralciata perché prescritta.
La Socrem, secondo quanto è emerso durante la fase dibattimentale, che ha richiesto circa dieci mesi, aveva con il Comune di Pistoia una convenzione di parità decennale, ovvero dal 2003 al 2013. Il bando per la riassegnazione – come ci ha aiutato a ricostruire l’avvocato Bonari – non aveva potuto essere fatto prima del 2018 per una serie di fattori tra cui alcune illegittimità urbanistiche e il fatto che alla Socrem era stato concesso un diritto di superficie perpetuo. A questi si aggiunsero altri elementi di ritardo fra cui la tempesta climatica del 2015, le vicende processuali degli appalti pilotati, più il processo sui cimiteri che si è concluso, in appello, recentemente. A tutto questo si aggiungevano i tre ricorsi che la Socrem, nel frattempo, aveva presentato al Tar. La gara risale al 2017 e la Socrem impugnò il bando. Nel 2017 Billwiller aveva sottoscritto una transazione di 57mila euro, uno "scomputo" tra le spese sostenute dalla Socrem e diritti del Comune. Dopo la transazione ci fu la gara che la Socrem non si è aggiudicata. La vicenda era scaturita dalla segnalazione di un impiegato dei cimiteri. Ma la pubblica accusa, all’esito di tutto quello che è emerso durante il processo, ritiene che nel consentire la proroga del servizio di cremazione non vi sia stato alcun dolo da parte dei dirigenti comunali ed è per questo che, per tutti e tre, ha chiesto l’assoluzione.
l.a.