Ansaldobreda si chiamerà Hitachi, " Ma i treni restano toscani"

Prima visita nello stabilimento per il rappresentante della società / L'ARRIVO DEL NUOVO AD / ANSALDO BREDA PARLA GIAPPONESE di Simone Trinci

Visita alla Breda del rappresentante di Hitachi (Foto Castellani)

Visita alla Breda del rappresentante di Hitachi (Foto Castellani)

Pistoia, 4 marzo 2015 - Sbarco in Medio Oriente e Sud Est asiatico. A una settimana dalla firma dell’accordo per l’acquisto del 100% di AnsaldoBreda e del 40% di AnsaldoSts, Hitachi Rail rivela qualche dettaglio del piano degli obiettivi a breve termine. Progetti da portare a segno mantenendo il quartier generale europeo a Londra «con un’integrazione forte con gli stabilimenti locali». Il numero uno della conglomerata giapponese in Europa, Alistair Dormer l’ha annunciato ieri nella visita allo stabilimento AnsaldoBreda di Pistoia, dopo aver visitato le linee produttive insieme all’ad, Maurizio Manfellotto.

I nuovi treni sfoggeranno il marchio Hitachi. «Il rebranding globale è importante» e prevarrà sul «comprensibile orgoglio» dell’azienda che ha segnato la storia dell’industria pistoiese e toscana. Ma l’intenzione assicurata dal manager inglese è di «crescere, andare avanti, integrando le attività degli stabilimenti giapponesi, inglesi e italiani». Alla cessione delle due società del ramo civile Finmeccanica, giunta dopo anni di trattative che hanno coinvolto i maggiori gruppi internazionali del settore, tutte le preoccupazioni locali si sono rivolte sul mantenimento dei livelli occupazionali. «Domande molto italiane», replica Alistair dopo avere più volte tentato di svicolare. Certo è che dopo la visita allo stabilimento che occupa oltre 800 dei circa 2.200 di AnsaldoBreda, il numero uno di Hitachi nel Vecchio continente tutto cerca tranne che preoccupare gli italiani. Anche su ricerca e sviluppo spiega di voler cogliere «le opportunità rappresentate dalle università». Coordinati da Londra, i team di lavoro agiranno come quelli di qualsiasi multinazionale, cioè attraversando i confini. «Ne abbiamo già individuati alcuni su design, produzione, acquisti e vendite globali», elenca sempre sorridente Alistair Dormer scusandosi di non parlare italiano. Le cifre sugli investimenti rimangono top secret: «Anche i concorrenti vorrebbero saperle», scherza dopo aver pranzato alla mensa dei dipendenti di via Ciliegiole. «Ma – specifica – abbiamo speso per crescere, non per chiudere. In Italia ci sono centri d’eccellenza. Sts per il segnalamento e Breda per double decker (mezzi a due piani) e mass transit (metro e tram)». Infine il dubbio di molti: una volta consegnato l’ultimo Frecciarossa, la produzione dell’alta velocità resterà a Pistoia? «Dipende anche dai clienti e dalle decisioni locali. Ma qui ho visto una realtà fantastica, non vedo il motivo di trasferire», risponde il manager, preparato a fugare i timori locali. 

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