
L'attore Alessio Boni in visita al carcere (Acerboni/FotoCastellani)
Pistoia, 9 ottobre 2019 - «Cos’è per voi la libertà? Quanto è importante la capacità di poter scegliere nella vita? Che valore acquisisce da qui dentro il mondo esterno e il tempo, che voi avete in abbondanza tanto da poter scivolare nell’ozio e nell’indolenza e invece manca a chi è fuori e vive a ritmi frenetici?». Sono le domande che l’attore di cinema, teatro e televisione nonché ambasciatore Unicef e grande appassionato di tematiche sociali Alessio Boni ha chiesto durante la visita ai detenuti della casa circondariale di Santa Caterina in Brana. Un bello scambio di idee, riflessioni e punti di vista quello tra l’interprete e i detenuti. «Qui dentro forse sto meglio che fuori, il mondo è comandato dai Pesi con banche ed economie forti che schiacciano i meno potenti, ho trovato più umanità e più valori dalle persone che ho conosciuto qui dentro, per quanto abbiano conti in sospeso con la legge, rispetto a molti che conoscevo quando ero libero», ha affermato uno dei detenuti presenti all’incontro.
«È vero viviamo in una società abbastanza ‘marcia’ – ha risposto Boni – ma noi possiamo imparare a districarci, a imparare a starci, ad andare a lavorare onestamente anche se il tuo mestiere non ti piace, ma ti permette di vivere da uomo libero. La criminalità all’inizio porta soldi facili ma poi ti rende un recluso, o di una prigione o della tua stessa casa». L’attore è giunto a Pistoia grazie all’associazione culturale ‘Electra – Teatro e musica Pistoia’ che ha organizzato l’incontro. Alessio Boni è impegnato da anni in vari fronti sociali collaborando e prestando la sua immagine ad associazioni per le malattie rare, a tutela delle donne maltrattate e con Medici senza frontiere con cui ha in programma un viaggio nell’isola greca di Lesbo.
«Da sempre mi interessa il mondo del carcere – ha spiegato l’attore italiano – è una sorta di microcosmo conle sue regole, le sue dinamiche sociali, dove se manca il rispetto tra carcerati e polizia penitenziaria si rompono degli equilibri e non si arriva a una rieducazione vera e propria. L’esempio di Pistoia mi sembra una sorta di oasi felice». Al carcere di Pistoia infatti, come hanno illustrato la direttrice Loredana Stefanelli, il commissario capo Mario Salzano e l’educatrice Maria Bruschetta, si fanno molte attività, si legge, per esempio, il giornale tutti i giorni grazie all’aiuto di due volontari, è stato istituito una volta a settimana il centro di ascolto uomini maltrattanti, per i reclusi per reati di maltrattamenti in famiglia. I detenuti del carcere di Pistoia hanno pene brevi, inferiori ai cinque anni di reclusione, sono circa una novantina. «Il problema è fuori – ha concluso Boni – questo Paese non offre lavoro, reintegrarsi per un ex carcerato deve essere difficilissimo e perciò a molti non resta che tornare a delinquere».