
"Buongiorno, presidente…". "La correggo: ex presidente. Non tornerò sulla decisione: le dimissioni sono irrevocabili. Non ho intenzione di concedere interviste, ma a chi, nel corso degli anni, mi ha dato dimostrazione di grande correttezza come lei, non posso non fornire delucidazioni sulla vicenda".
Andrea Bonechi (foto) ci risponde così il giorno dopo l’addio alla presidenza della Holding Arancione, la cassaforte dell’Unione Pistoiese 1921. La lettera anonima fattagli pervenire a casa l’ha turbato, ma non gli ha fatto smarrire la lucidità d’analisi. Questa capacità lo fa parlare a cuore aperto. Confermandolo persona autentica, prima dell’eccellente professionista. "Nessuna intervista, ma non per spocchia: ho scritto una lunga epistola sulla mia storia arancione, nella quale ho detto tutto, e mi hanno sorpreso certi silenzi". Come promesso, non si tira indietro alla richiesta di chiarimenti sul pessimo segnale non solo per la Pistoiese ma per la città.
"I contenuti della missiva erano intimidatori – spiega –, ora sono al vaglio degli inquirenti. Chi l’ha spedita sa il fatto suo, è un esperto. È giunta al mio indirizzo, riservata personale: chi l’ha inviata voleva l’aprissi soltanto io. E dentro, oltre a far intendere che sono d’ostacolo, c’era qualcosa che va al di là del tifo più becero". Tutto ciò gli fa scaturire una considerazione su chi, negli ultimi tempi, ha alimentato la contestazione alla società, in primis al massimo dirigente Orazio Ferrari. "Gli ultrà fanno gli ultrà, nel bene, quando c’è da sostenere la squadra, e nel male, nelle eccessive contestazioni. Non è quello che mi ha dato fastidio. Quello che non accetto è che da elemento di garanzia, sinora è stato questo il mio ruolo, si passi alle insinuazioni. Se sono di ostacolo, lascio. Un professionista come me, nel legislativo dell’Ordine nazionale dei commercialisti, ha una credibilità che non può essere scalfita. Tutti possiamo criticare dal punto di vista tecnico, ma nessuno si deve permettere…" d’infangare il prossimo, concludiamo la frase. Perché è violenza, verbale, ma pur sempre violenza.
"Un altro fatto fastidioso è stato il silenzio della parte attiva della città: l’ho già detto a chi di dovere. Dal sindaco a professionisti e imprenditori, nessuno che abbia preso la parola per difendere Ferrari o per chiedere un cambio di passo. Ferrari l’ha sempre dichiarato: è disponibilissimo a cedere e io ho sempre dato un parere sulle varie richieste. Ma attenzione a non fare la fine di società a noi vicine. Se non ci sono condizioni accettabili, non si può cambiare tanto per cambiare". La speranza è dunque chi di dovere si faccia sentire. "L’indifferenza è testimonianza del progressivo decadimento della città negli ultimi decenni. Resistono eccellenze quali il volontariato, la vita del centro. Ma quando c’è da impegnarsi, la gente preferisce far fare agli altri, volta le spalle".
La notizia migliore per Bonechi giunge dal numero uno della Lega Pro, Francesco Ghirelli: "Cari Bonechi e Ferrari, ciò che leggo relativamente ad offese e lettera di minacce sono atti delinquenziali e da respingere senza se e senza ma. Conosco l’entusiasmo e l’amore che mettete nel gestire la Pistoiese. Sono stato a Pistoia di recente e ho visto la passione che avete messo nel programmare i festeggiamenti di una data importante per il club. Ho incontrato il dottor Franco Gabrielli, capo della polizia, a cui ho segnalato le situazioni di Livorno, Foggia e Potenza con episodi della stessa matrice… Mi permetterò di segnalare questo atto contro la Pistoiese. Le minacce contro di te, caro Bonechi, vanno contro la Pistoiese, il suo progetto e il suo futuro. Nel calcio ci sono, per tutti, momenti di difficoltà: è quello il momento per stare vicini ai propri colori e alla società, è troppo facile farlo quando tutto va bene. Un caro abbraccio, Francesco".
Gianluca Barni