MARTINA VACCA
Cronaca

Nato donna, oggi è diventato Luca: "Il Tribunale mi nega i documenti"

Sulla carta d’identità si chiama ancora Serena. "La mia vita è impossibile"

Luca Blandino

Pistoia, 31 ottobre 2015 - Che cosa vuol dire avere una carta d’identità in cui ti chiami Serena e presentarsi alla gente con la faccia e le sembianze di Luca? Vuol dire non riuscire a ritirare un referto medico, perché l’operatore che dovrebbe consegnartelo pretende che tu gli porti la delega di quella che crede essere un’altra persona e fatica a comprendere che sei tu. Tu, una faccia e le spalle larghe di un uomo, ma con il nome da donna. Vuol dire essere fissati con lo sguardo perplesso dai colleghi di corso, al momento dell’appello. Vuol dire dover dare ogni ogni della propria vita mille spiegazioni a chi, dall’altra parte di una scrivania, te le chiede.

"Ci sarebbe da ridere se non mi venisse a volte da piangere", racconta Luca Blandino, 38 anni, ligure ma residente a Pistoia, da quando ha iniziato la sua battaglia legale, per il cambio di nome e quello dell’attribuzione del sesso nel registro anagrafico. Un aggiornamento che gli è stato prima accordato e poi, a distanza di due anni, e a distanza di due interventi (quelli di asportazione del seno e poi dell’utero, oltre alla terapia ormonale e al percorso psicologico), negato dal Tribunale di Pistoia.

Il motivo? Non essersi sottoposto all’intervento chirurgico di ricostruzione dell’organo maschile, cioè non essersi sottoposto alla falloplastica. Questa la motivazione depositata dal giudice di Pistoia. Il legale di Luca, l’avvocato Andrea Toccafondi del foro di Pistoia, parla di interpretazione restrittiva della norma che disciplina la rettificazione di sesso. E in effetti, la legge (la n 164 del 1982), parla di "trattamento medico chirurgico di adeguamento del sesso", lasciando aperta l’interpretazione, "ma – spiega l’avvocato Toccafondi – tutta la giurisprudenza e la stessa Cassazione, con una sentenza dello scorso luglio, ha stabilito che la ricostruzione dell’organo sessuale non è vincolante. Basta, in sostanza, che il percorso intrapreso dal soggetto sia irreversibile. Per esempio, nel caso di Luca, che non possa procreare".

La storia di Luca, nato Serena, ha fatto il giro d’Italia, con i servizi televisivi de Le Iene prima e Striscia La Notizia poi.

Ma come si sente oggi Luca?

«Mi sento amareggiato e deluso, dopo tutta l’immensa fatica fatta. Due interventi del genere non sono uno scherzo».

Quando ha avuto la consapevolezza di avere un’identità maschile?

«Ero un adolescente – racconta Luca – Cercavo le informazioni su internet, allora si parlava poco di transessualità. Ricordo che un giorno presi coraggio e andai dal mio medico di famiglia. Lui mi disse come fare, a chi rivolgermi per intraprendere il percorso di cambiamento del sesso. E poi mi disse: vedrai che ora ti passerà il mal di pancia e il senso di nausea. Questa è la tua medicina. Ricordo che mandai subito un messaggio a mia madre. È stata dura parlare ai miei ma ce l’ho fatta».

Gli altri passi?

«Ho iniziato la terapia ormonale e quella psicologica, poi mi sono trasferito qui in Toscana, dove mi dicevano che le cose erano più avanti, ma così non è andata. Nel 2012 ho fatto richiesta al Tribunale di Pistoia, per iniziare il percorso medico. I giudici mi hanno dato l’ok, e io mi sono sottoposto a due interventi di asportazione del seno e poi dell’utero, nel 2013. Operazioni complesse e delicate, superate affrontando mille ostacoli».

E poi?

«Sono tornato in Tribunale, ho ripresentato la mia richiesta per il cambio di nome e quello dell’attribuzione del sesso, portando tutte le cartelle cliniche richieste, che attestavano gli interventi, ma la risposta stavolta è stata negativa. Quello stesso Tribunale che aveva autorizzato il mio percorso, ora mi negava il documento di identità aggiornato».

Non ha mai pensato a sottoporsi a falloplastica?

«Ma certo che sì. È il naturale completamento del mio percorso e un tassello fondamentale per la mia vita affettiva, ovviamente. Sto solo aspettando i tempi e le modalità che mi garantiscano sicurezza dal punto di vista medico e sanitario. Conosco uno specialista che opera a Cisanello e sono in attesa che sia messa a punto una tecnica innovativa. Nel frattempo, però, non posso vivere la mia vita con il nome e l’identità di un’altra persona. Non è giusto».