
di Davide Costa
E’ la più inaccessibile tra le aree del nostro Appennino, off limits per tutti da quasi cinquant’anni. Per un giorno, però, la riserva naturale orientata e biogenetica di Campolino ha aperto le sue porte a La Nazione. Un’area di 98 ettari, a un’altitudine compresa tra 1.400 e 1.800 metri. Ad accompagnarci nella visita il maggiore Daniela Scopigno, comandante in sede vacante del Reparto carabinieri biodiversità di Pistoia insieme all’appuntato scelto Giorgio Mercanti. Con loro il brigadiere capo Ferruccio Bini e l’appuntato Lorenzo Ceccarelli del Nucleo carabinieri tutela biodiversità di Abetone. Superato l’orto botanico di Abetone, il fuoristrada arranca in salita fino all’arrivo della vecchia pista da sci. Giusto il tempo di attraversare un ponte in legno che si incontrano i cartelli rossi che segnalano l’inizio dell’area interdetta.
La zona, spiega il maggiore Scopigno mentre raggiungiamo il lago del Greppo, è stata istituita come riserva orientata nel luglio 1971 e ampliata nel marzo dell’anno successivo, mentre è stata dichiarata biogenetica nel marzo 1977. Lascia senza fiato per la sua bellezza il lago del Greppo. Guidati dal personale dell’Arma costeggiamo il prato umido de Le Lamacce, dove si sono sviluppate ampie torbiere (che difficilmente sopravviverebbero a un accesso non così severamente contingentato) ed è possibile osservare specie erbacee molto rare, come la calta palustre e la pinguicola comune, una delle poche piante carnivore italiane. Sembra di essere sulle Alpi. E in effetti il clima di questo spicchio d’Appennino è davvero di tipo alpino. Si sale un po’ di altitudine: il faggio e l’abete bianco lasciano il posto all’abete rosso, vera ’star’ della riserva. Ci troviamo nel punto più meridionale d’Europa dove questa pianta cresce spontaneamente. "La conservazione – prosegue il maggiore Scopigno – si ritiene sia stata possibile grazie a un insieme di fattori favorevoli, come l’altitudine, l’esposizione a nord-est, la temperatura particolarmente bassa e le elevate precipitazioni, anche sotto forma di neve che può rimanere fino a giugno".
Non ci sono sentieri tracciati dentro la riserva di Campolino: ci si muove seguendo la conoscenza del territorio dei carabinieri forestali della biodiversità. Non si può non rimanere incantati dal bosco, lasciato alla sua evoluzione naturale. Catturano l’attenzione anche gli alberi caduti, che diventano tane per animali ed elemento fondamentale per il mantenimento della biodiversità degli ecosistemi forestali grazie alla proliferazione di funghi, batteri, artropodi e piccoli vertebrati. All’interno della riserva naturale orientata e biogenetica di Campolino il personale forestale (comprendente anche 21 operai che, su indicazione del Reparto, effettuano la manutenzione anche nelle riserve di Abetone, Pian degli Ontani e Acquerino) non interviene praticamente mai, se non in attività di controllo e vigilanza. Tantissimi gli animali presenti: oltre a ungulati, cervi e lupi non mancano la martora, la faina e l’arvicola delle nevi, mentre nelle zone aperte spesso è possibile udire i ’fischi’ della marmotta, reintrodotta a fine anni Cinquanta dall’amministrazione forestale. In prossimità delle aree umide si possono inoltre osservare anfibi rari, come il tritone alpestre, il tritone crestato italiano o la salamandra pezzata. Il crinale, che divide le province di Pistoia e Lucca, è uno spettacolo: lo sguardo spazia dall’Orrido di Botri al ’Campone’, rimasto nel cuore di generazioni di sciatori.