Pistoia, "Ansia e depressione, l’onda lunga del covid"

Boom di richieste d’aiuto psicologico. Gli effetti dell’isolamento e dell’emergenza sanitaria si ripercuotono soprattutto sui bambini

Pistoia, 7 maggio 2022 - La pandemia sta lasciando il segno nella psiche di ciascuno e a farne le spese sono soprattutto bambini e adolescenti, che nell’età del gioco, dell’infanzia, della spensieratezza e dello sviluppo si sono visti mancare quella che per loro è come aria, la socialità. Ne parliamo con la dottoressa Gemma Aiuti, psicologa e psicoterapeuta pistoiese.

La dottoressa Gemma Aiuti
La dottoressa Gemma Aiuti

Dottoressa, i momenti più bui sono finalmente alle spalle?

"Purtroppo no, siamo ben lontani dall’aver superato i segni emotivi che questa pandemia ci ha lasciato e sta ancora lasciando. Ancora oggi sono tante le richieste di aiuto che provengono da genitori preoccupati per i loro figli. Dicono che hanno perso il sorriso, che affrontano malvolentieri le novità e vivono tuttora in stato di ritiro sociale". Quali disturbi continuano ad affliggere soprattutto bambini e adolescenti?

"Una premessa è d’obbligo. La pandemia è stata in molti casi solo l’innesco che ha fatto uscire allo scoperto disturbi già latenti e presenti, sia nei più giovani che negli adulti. Detto ciò la condizione di isolamento sociale a cui il Covid ci ha obbligati ha avuto effetti drammatici negli adolescenti e nei bambini. Ansia e depressione sono i disturbi più diffusi, molti hanno sviluppato anche disturbi alimentari, dall’anoressia nervosa al concedersi quotidiane abbuffate senza regola. Fino ad avere timore di uscire, isolarsi, non voler nemmeno più frequentare la scuola".

La didattica a distanza ha inflitto un duro colpo ai più giovani?

"Sì, la dad per alcuni ragazzi ha creato una condizione di vita come in una bolla, in cui non si richiedeva più lo sforzo di alzarsi e recarsi presto la mattina a scuola, non gli si richiede impegno e attenzione costante e, dato l’eccezionalità del momento e la modalità didattica non convenzionale, il sistema scolastico è stato più magnanimo nell’assegnare compiti. Adesso alcuni ragazzi faticano a riprendere il ritmo, hanno difficoltà a concentrarsi, a studiare. Si sono come adagiati e preferirebbero non confrontarsi più con l’impegno quotidiano che l’istruzione scolastica richiede".

Cosa possono fare le famiglie per superare il momento?

"I genitori possono fare attenzione a cogliere alcuni segnali come il ritiro sociale, la tristezza, disturbi somatoformi frequenti come mal di pancia o mal di testa insistenti, notare atteggiamenti diversi e una maggiore irascibilità, frequenza scolastica altalenante, non voler prender impegni. Spesso per aiutare i propri figli sono i genitori in primis a dover individuare possibili dinamiche sbagliate e fare in modo di riuscire a creare un canale di comunicazione sicuro, privo di giudizi, con cui potersi rapportare con i propri figli. In caso di bisogno non c’è da vergognarsi a chiedere aiuto ed è bene non patologizzare il proprio figlio ma fare gioco di squadra e fornire il supporto dell’intera famiglia".