
Basta semafori imposti dall’alto capaci di fare il bello e il cattivo tempo e di mandare tutto in malora dalla mattina alla sera, basta promesse che diventano fumo, basta ristori perché ora e subito è il momento di qualcosa di più: è il momento degli indennizzi. Una marea umana quella che ieri ha affollato piazza Montecitorio, ristoratori e dipendenti di ristoranti che al grido di "vogliamo coerenza, abbiamo perso la pazienza" hanno atteso a oltranza di essere ricevuti al Ministero dello Sviluppo economico. Tante le delegazioni arrivate da tutte le città d’Italia, oltre che dalla Toscana, compresa anche Pistoia, rappresentata nella Capitale da un gruppo di una cinquantina di attività da tutta la provincia, chiamate a raccolta dall’associazione Tni-Tutela Nazionale Imprese-Ristoratori Toscana (che raccoglie 40mila imprese del settore in tutto il Paese), guidata dal presidente Pasquale Naccari. Il presidio è cominciato alle 15 di ieri. Dopo il grido della piazza è partito un ping pong che ha visto Naccari in rappresentanza del gruppo confrontarsi fino a sera con l’interlocutore del Ministero, non senza momenti di dichiarato malcontento da parte della categoria.
"Vogliamo solo lavorare, non vogliamo fallire – è stata l’arringa di Naccari alla piazza –. Le recenti scadenze fiscali e contributive, la decisione di cambio colore alla vigilia di San Valentino a locali tutti esauriti sono stati due degli elementi che hanno fatto traboccare il vaso. Cosa vogliono i nostri governatori? Vogliono favorire le multinazionali? Adesso è il momento di dire basta, o si lavora o chiediamo gli indennizzi: i ristori abbiamo già visto cos’erano e quelli non ci servono. Le battaglie che vorremmo fare sono tante e le faremo, perché l’unica alternativa è mettere in liquidazione le nostre attività". Sul piatto dei ristoratori c’è un profondo malumore per "un sistema a semaforo che penalizza la categoria".
"Siamo ridotti allo stremo, vogliamo tornare a lavorare e per questo chiediamo lo sblocco del bonus filiera, un cambio di sistema basato su semafori che avvertono le imprese se e come lavorare solo 24 ore prima – è il pensiero condiviso dai ristoratori in piazza –. Perché poi possiamo lavorare a pranzo e non a cena? Questo è un altro punto della nostra battaglia, vogliamo lavorare sempre se in zona gialla". A Roma c’erano poi le storie di tanti, imprenditori sì, ma anche quelle di dipendenti: "Ho due figli, faccio la cameriera e in questo momento non ho niente, né in mano né nel portafogli", per molti una vera e propria famiglia oltre il lavoro. "Vogliamo un cambio di passo – ribadiscono dalla Tni – a tutela del mondo Horeca. Il decreto ristori quinquies è fermo al palo e il bonus filiera non è arrivato. Siamo qui per chiedere un intervento immediato per i 50mila imprenditori della ristorazione che hanno chiesto il contributo a fondo perduto per l’acquisto di prodotti agroalimentari italiani".
l.m.