"Vogliamo sapere chi ha inquinato i pozzi"

L’avvocato di Legambiente spiega le ragioni dell’esposto alla magistratura. Il presidente Sessa: "L’unica certezza sono i dati sui sarcomi"

L’avvocato Tamara Corazza Shirley del foro di Pistoia

L’avvocato Tamara Corazza Shirley del foro di Pistoia

Pistoia, 18 gennaio 2020 -  Uno degli esposti che hanno portato all’apertura dell’indagine della magistratura sull’inquinamento dei pozzi nel territorio di Casalguidi (si indaga anche sulla possibile correlazione con la rilevante insorgenza di sarcomi del tessuto molle), è stato presentato da Legambiente Circolo di Pistoia che chiede di conoscere i responsabili della contaminazione. L’associazione presieduta da Antonio Sessa proprio in questi giorni, come ci ha già annunciato, sta inviando una lettera a tutte le autorità. "Ci sono i pozzi inquinati con il cloruro di vinile a Cantagrillo – erano state le parole di Sessa nel sintetizzare il contenuto della lettera –, ci sono i sarcomi rari nella zona di Casalguidi, e poi c’è il puzzo che non dà tregua da tre mesi ormai. La lettera sarà inviata all’Asl, all’Arpat, ai carabinieri forestali, alla polizia provinciale e al sindaco di Serravalle. Chiederemo delucidazioni su tutti questi aspetti". La lettera contiene un ampio riepilogo degli ultimi avvenimenti che hanno riguardato il territorio di Casalguidi e chiede chiarezza su tutto.

«L’unica certezza – si legge – in questa vicenda, sono i dati sui casi di sarcomi manifestatisi nella frazione di Casalguidi. Assolutamente ignota, invece, ne è la causa". Al termine del suo excursus, il presidente di Legambiente rivolge a tutti gli enti destinatari della lettera (dove parla anche a nome di alcuni cittadini del Comune di Serravalle, e in particolare di Casalguidi e Cantagrillo), due richieste: "La chiusura temporanea della discarica del Casero per verificare se gli odori provengano da questa e la massima trasparenza da parte degli enti interpellati nella divulgazione degli esiti dei rilievi e delle verifiche che saranno effettuati". Quanto ai cattivi odori che si diffondono e vengono percepiti in quel territorio, ricordiamo che Arpat, in una comunicazione del 23 dicembre scorso, ha ribadito il proprio impegno e sottolineato: "Di aver rinnovato al Comune, e agli altri enti coinvolti, la richiesta di collaborazione con uno scambio di informazioni il più possibile tempestivo e completo, consapevoli, che solamente dalla fattiva e responsabile collaborazione fra i diversi enti, ciascuno per le sue competenze, è possibile affrontare e risolvere i problemi complessi".

A fianco di Antonio Sessa c’è Tamara Corazza Shirley che fa parte del direttivo di Legambiente ed è l’avvocato del foro di Pistoia che segue, per l’associazione, il caso Casalguidi. "Legambiente – ci ha spiegato – ha voluto fare un esposto contro ignoti alla Procura sulla scia degli accertamenti che sono stati fatti da Arpat per denunciare l’inquinamento da cloruro di vinile, sostanza volatile, e cloruro di etilene. Noi non abbiamo fatto altro che riprendere i risultati delle analisi svolte dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, sull’inquinamento prodotto dallo sversamento nelle falde che ha raggiunto i pozzi usati per l’irrigazione e l’uso domestico.

«La nostra denuncia – spiega ancora l’avvocato Corazza Shirley – si è innestata su un precedente fascicolo che era fermo da circa un anno. Quello che desidero sottolineare – precisa –, è che ci siamo basati esclusivamente su dati scientifici prodotti dall’ Arpat che ipotizza le possibili origini degli sversamenti.

"I pozzi – sottolinea l’avvocato – sono vicini alla rotonda per Casalguidi, è lì che è stata rilevata la contaminazione maggiore. E’ necessario uno studio sull’andamento delle falde verso la piana. E la popolazione deve prendere consapevolezza. Nel nostro esposto noi abbiamo chiesto di individuare i responsabili dell’inquinamento".