
Henrik Wendel Meister abbracciato dai compagni di squadra dopo la rete dello 0-1. Per il Pisa è stata ancora una grande notte di emozioni e gioie
Centravanti e portiere. Questi i ruoli che nel gioco del calcio non si possono sbagliare. E se il Pisa è stato protagonista di un ottimo esordio in Serie A, lo ha dovuto proprio a questi due interpreti. Cinquantaquattro minuti di intensità, quelli disputati da Meister. Il nuovo numero 9 nerazzurro, all’esordio stagionale (aveva saltato la sfida di Coppa Italia per il problema accusato contro la Pistoiese in amichevole) nonché in Serie A, è stato la vera spina del fianco per la difesa dell’Atalanta soprattutto nel primo tempo. Per lui Juric, seguendo la tradizione gasperiniana (di cui è allievo), per l’attaccante danese ha disegnato una marcatura a uomo da parte di Hien. Questo il duello principale. E se da un punto di vista Meister ha sofferto gli anticipi del numero quattro bergamasco, è altresì vero che è grazie ai suoi movimenti che è arrivata la rete del vantaggio del Pisa. Sì, ufficialmente è autorete di Hien, ma ciò è arrivata nel tentativo del difensore di anticipare proprio il centravanti, bravo nel movimento in smarcatura. L’uomo dei gol pesanti, Meister. Infatti suo il gol che ha spinto prepotentemente il Pisa verso la promozione il primo maggio contro il Frosinone, propiziato da lui il primo in Serie A, trentaquattro anni dopo.
Ma dell’esordio grande protagonista è stato anche, e forse soprattutto, Adrian Semper. Praticamente non impegnato nel corso dei primi quarantacinque minuti, sale in cattedra nella ripresa. D’altronde lui la Serie A l’ha sudata, dopo tre promozioni dalla B consecutiva, e questo anno è rimasto per giocarla da protagonista. La stagione è partita con i quattro storici rigori parati contro il Cesena in Coppa, e in Serie A non è da meno. Incolpevole sul grande tiro sul secondo palo di Scamacca che termina in rete, ma se l’Atalanta non ha trovato il raddoppio soprattutto è stato merito suo: allunga sopra la traversa il colpo di testa di Bellanova nel momento di maggiore intensità dei padroni di casa, poi è semplicemente superlativo a neutralizzare il tiro ravvicinato di Maldini, calciato a tu per tu.
Una certezza sulle palle alte e in uscita bassa ma anche nelle uscite più difficili. D’altronde da quest’anno si fanno le cose in serio. Lui ha voluto metterlo in chiaro anche con il nuovo numero di maglia: niente 47, lui è il numero 1.
Lorenzo Vero
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