
Filippo Inzaghi portato in trionfo a Bari
L’entusiasmo che in un attimo è divampato in tutta la tifoseria, poi quel "Noi" utilizzato un secondo dopo la firma del contratto che ha letteralmente messo le ali all’ambiente nerazzurro. Undici mesi dopo registriamo l’epilogo di una storia tanto coinvolgente quanto breve, una sorta di innamoramento estivo dei tempi adolescenziali, di quelli che una volta rientrati nella routine della scuola svanivano lasciando un misto di malinconia e sorrisi. La parentesi di Filippo Inzaghi sulla panchina nerazzurra è terminata ufficialmente ieri, quando il comunicato diramato dallo Sporting Club ha salutato l’eroe di un’impresa attesa 34 anni. "Il Pisa Sporting Club comunica di aver risolto consensualmente il rapporto contrattuale in essere con il signor Filippo Inzaghi che, da oggi (ieri, ndr), lascia l’incarico di Responsabile Tecnico della Prima Squadra. La Società ringrazia Filippo Inzaghi, unitamente al suo Staff, per l’opera professionale svolta e per il proficuo e vincente percorso congiunto culminato con la promozione nella Massima Serie. A loro giungano i migliori auspici per il prosieguo delle rispettive carriere".
Tra la prima conferenza del luglio scorso e queste parole di commiato rimane un viaggio che si è snodato attraverso trentotto capolavori, che hanno condotto la città, la sua provincia, tutto il popolo nerazzurro là dove nessun altro tecnico era riuscito: ma ancor più della promozione in Serie A, Pippo Inzaghi è riuscito nella missione forse più complicata. E torniamo a quel "Noi" più volte sottolineato ed esaltato: Inzaghi è riuscito a riaccendere la passione ardente attorno alla squadra. Con il suo carisma e la sua capacità di trasformare in oro molte delle intuizioni avute nel corso della settimana o durante una partita, l’allenatore piacentino ha ricompattato un ambiente che dopo il cataclisma della sconfitta contro il Monza nella finale playoff di tre anni fa si era sfaldato, sgretolato dal peso di delusione e sfiducia. Inzaghi aveva presentato la missione con la semplicità di uno slogan: "I tifosi devono tornare a essere orgogliosi di noi". Senza sbandierare proclami – se non la ferma convinzione di chiudere nelle prime otto della classe – Inzaghi in pochissimo tempo ha capito cosa serviva a squadra, società e tifoseria per ritrovare la via maestra: la dedizione totale alla causa nerazzurra. Di mese i calciatori, la dirigenza e tutti noi abbiamo compreso che stavamo percorrendo nuovamente il sentiero smarrito da troppo tempo: ciò che si è materializzato il 4 maggio ne è stato il naturale epilogo. E come disse Tano Masucci nel giorno del suo addio al calcio: "Non piangere perché è finita, ma sorridi perché è successo".
M.A.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su