"Volontariato in crisi, stop ai servizi. Solo bollette e benzina 50mila euro in più"

I rappresentanti di Croce Rossa, Pubblica assistenza e Misericordie ospiti di nuovo della redazione de La Nazione: "Ignorati dalle istituzioni"

di Antonia Casini

Sono tornati in redazione per raccontare le loro tante difficoltà. La Nazione si è fatta da tramite per dare voce alle associazioni di volontariato del nostro territorio che vivono un periodo complicato soprattutto per "la mancanza di riconoscimenti". A cui si aggiungono la "burocrazia, i costi aggiuntivi di bollette e carburante ("più 50mila euro nei primi 5 mesi"), le tariffe dei rimborsi ferme al 2005, e per altro diverse all’interno della stessa Asl". Il presidente della Pubblica assistenza di Pisa, Alessandro Betti, ed Elisabetta Epifori (Croce Rossa), in rappresentanza anche delle Misericordie pisane, hanno incontrato in redazione i consiglieri regionali Elena Meini e Giovanni Galli (Lega). Due settimane fa avevano parlato, sempre a La Nazione, con i colleghi Irene Galletti (M5stelle) e Diego Petrucci (Fratelli d’Italia). Solo i consiglieri pisani di minoranza hanno accettato l’invito.

"Il sistema – spiegano i due delegati del mondo del volontariato che dovrebbero finalmente avere un colloquio a breve con la direttrice generale dell’Ausl Toscana Nord Ovest Maria Letizia Casani– si regge sulle ambulanze aggiuntive, ma il personale deve fare sforzi sovrumani. Ci sono comuni anche grandi che non hanno ambulanze in stand-by o ce l’hanno solo a settimane alterne. Mentre a Firenze sono tutti coperti. Se prima svolgevamo il 70% dei servizi con i volontari, ora arriviamo al 40%. Non vogliamo privare i cittadini (soprattutto le famiglie con persone disabili) dei servizi, ma non ce la facciamo più". Pisa ha una rete di collaborazione assente altrove. "Stiamo lavorando come se fossimo un’associazione unica. Abbiamo organizzato - come ha sottolineato l’altra volta Maurizio Novi (Misericordie pisane) - una centralina per la prenotazione dei servizi ordinari che riusciamo a coordinare tra noi. Ci è costato quasi 200mila euro da quando è stato istituito, un servizio ignorato da enti e istituzioni". "Abbiamo nove sedi aperte sul territorio, adesso si parla delle case di comunità, ma intanto i nostri presìdi rischiano di chiudere", aggiunge Betti che parla di "elemosine fatte per anni al Duomo". "Abbiamo proposto di inserire le guardie notturne nelle Rsa dove ci sono tante emergenze che impegnano le ambulanze ma gestibili anche in altro modo", prosegue Epifori. "Perché i volontari, non vogliono più fare il notturno con 15-20 interventi a notte". "Non possiamo fare come la Palp (in default). Dobbiamo mantenere i bilanci in equilibrio. Con la nuova legge, la numero 83, tra 2 anni dovremmo uscire dal 118 ("70mila euro di rimessa solo da gennaio a maggio"), non avremo i soldi per comprare le ambulanze e anche per rinnovare i mezzi di protezione civile. Paghiamo 70mila euro di tasse annue", prosegue Betti. "La riabilitazione, per esempio, è stata spostata da via Garibaldi a Palazzetto dove non arriva il bus. Non vengono ‘sbarellati’ i pazienti e così le ambulanze restano impegnate per ore".