Sono accusati di aver estorto un po’ meno di 240mila euro a un piccolo imprenditore che si è costituito parte civile. Lui, campano di 59 anni, sceglierà il rito abbreviato. Lei trentottenne residente in un comune del comprensorio del Cuoio: erano finiti in manette (ai domiciliari) l’anno scorso, dopo un’indagine della guardia di finanza. Avrebbero infatti chiesto quasi tre volte di più rispetto alla cifra iniziale, 90mila euro, prestata alla parte offesa nel 2017.
L’arresto era scattato in flagranza di reato. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Pisa, sono state condotte dai militari del gruppo Guardia di Finanza di Pisa che hanno bloccato l’uomo accusato di usura - secondo la ricostruzione - mentre riscuoteva una rata degli interessi dall’imprenditore cascinese. Era stato lui, cinque anni fa, a rivolgersi al 59enne campano. Era in difficoltà, come avevano spiegato le fiamme gialle "per una crisi di liquidità pregressa" e per questo aveva chiesto il prestito di circa 90.000 euro. In quasi cinque anni, per saldare quel debito, sarebbe stato costretto a restituire circa 240.000 euro, oltre ad una parte cospicua dell’incasso delle vendite che settimanalmente veniva prelevato dalla donna considerata nell’inchiesta sua complice. Era la donna, a dibattimento, si dichiara estranea, secondo quanto accertato dai finanzieri, l’incaricata di passare al setaccio la contabilità dell’imprenditore per sottrarre ulteriori somme. Gli interessi sarebbero stati fino al 65% annuo.
Cinque anni difficili. I finanziari si appostarono per testimoniare la consegna e far scattare gli arresti. Consegna avvenuta nel locale commerciale della vittima, la famiglia è tutelata dagli avvocati Federica Ciardelli e Giulia Padovani. Dopo gli arresti a Cascina, i finanzieri avevano eseguito varie perquisizioni a Pisa e provincia cercando anche altre persone cadute nella rete.
Ieri mattina si è tenuta l’udienza preliminare, l’abbreviato per l’uomo, che è difeso da Matteo Murgo del foro di Bologna, è stato rinviato al 18 gennaio.